16 Ottobre, fonte portale-autismo.it,
Giorgia Bissoli
I ricercatori del MIT(Massachusetts Institute of Technology) hanno
cercato di capire se l’incapacità dei soggetti autistici di fare delle
predizioni possa essere alla base di questo disturbo e di tutte le difficoltà
che esso comporta.
L’autismo è un gruppo complesso di disturbi che spesso si
manifesta con: difficoltà comunicativa, difficoltà nelle relazioni sociale,
stretta aderenza alla routine e presenza di comportamenti ripetitivi.
Oggi, una nuova analisi di dati esistenti ha guidato i
ricercatori a credere che l’incapacità di fare delle predizioni possa essere la
base di questi ed altri comuni markers comportamentali del disturbo dello
spettro autistico. I ricercatori hanno ipotizzato che le persone con ASD fanno
molta fatica ad inserire nel contesto gli eventi di cui fanno esperienza o che
osservano. In altre parole, loro non possono determinare cosa è successo prima
di un evento e cosa l’ha causato o fare predizioni su quale potrebbe essere il
risultato dell’evento stesso. I ricercatori credono che questa mancanza metta a
dura prova il cervello, rendendolo costantemente sovraccarico durante l’analisi
di un ambiente apparentemente caotico. A causa di questo incessante bisogno di
osservazione e dell’incerta fine che può avere un evento le persone con ASD
esperiscono un accresciuto livello di ansia e ipersensitività.
Nel “Proceedings of the National Academy of Science Journal”, i
ricercatori assumono che il cervello di soggetti autistici non possa abituarsi
a determinati tocchi, suoni o stimoli visivi nello stesso modo di un cervello
neurotipico. In altre parole, il cervello non può dare priorità a determinati
stimoli e così è costantemente ipervigile ed eccessivamente sensibile(come
accade per esempio quando si indossano vestiti troppo stretti o si sentono
suoni troppo forti).
Questa nuova ipotesi, chiamata ufficialmente “ipotesi del
danneggiamento predittivo”, sostiene che le difficoltà sociali derivino dunque
da problemi di categorizzazioni e difficoltà nel mettere in
ordine gli eventi. Persone con ASD non possono anticipare cosa
accadrà dopo un sorriso o prima di un pianto e manifestano così una marcata
difficoltà sociale. Quindi, i comportamenti routinari caratteristici del
disturbo potrebbero essere la manifestazione di una strategia da applicare
ordinatamente nella loro quotidianità imprevedibile.
Mentre la teoria non propone nuovi trattamenti e non identifica
difetti neuronali alla base di questo disturbo, i neuroscienziati credono che
sia una nuova via utile per pensare all’autismo al di là della sperimentazione.
Questa infatti potrebbe condurre a delle terapie rivolte allo sviluppo
delle capacità predittive che potrebbero alleviare le sofferenze e l’ansia
legate all’ imprevedibilità dell’ambiente ed a stabilire ordine in un mondo
disordinato.
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