fonte superabile.it
Nonostante
l'esistenza di un "Programma di azione biennale per la promozione dei
diritti e l'integrazione del-le persone con disabilità", basato sulla
Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità
(ratificata con la legge 18 del 3 marzo 2009), "i diversi impegni
assunti dallo Stato italiano nei confronti dei disabili hanno un carattere
meramente programmatico giacché 'risultano finanziabili nei limiti degli
stanziamenti previsti', come puntualizzato nella relazione illustrativa dello
stesso al Consiglio dei ministri". Lo afferma il dossier
"L'Articolo 3", primo rapporto sullo stato di attuazione dei diritti
fondamentali in Italiarealizzato da "A Buon Diritto",
nel capitolo "Disabilità e persona" di Domenico Massano e Angela De
Giorgio. Gli autori sottolineano che esiste il rischio "che il Programma
d'azione si riduca all'ennesima dichiarazione d'intenti" e che
"sortisca l'effetto paradossale di riconoscere alle persone con disabilità
diritti e dignità solo a patto che siano finanziariamente sostenibili".
In
particolare sono due le leggi a tutela delle persone con disabilità che in
Italia risultano inapplicate: la 41/1986 per l'eliminazione delle barriere
architettoniche e la 328/2000 che prevede i "progetti individuali" di
assistenza domiciliare, lavoro e istruzione concordati tra comune, Asl e
beneficiari, al fine di favorire interventi tra le mura domestiche del
disabile, evitandone la segregazione in strutture ad hoc.
Non solo la mancanza
di fondi, ma anche scelte politiche vengono indicate dagli autori come
responsabili della mancata attuazione della legge 328/2000 sul sostegno alla
domiciliarità e ai percorsi di vita indipendente. Massano e De Giorgio
ricordano come il 23 ottobre 2013 sia morto Raffaele Pennacchio, 55 anni,
medico, malato di Sla e membro del direttivo del Comitato 16 novembre Onlus,
dopo la partecipazione, a un presidio sotto il Ministero dell'Economia,
"in cui si chiedeva una riduzione del finanziamento destinato agli
inserimenti in strutture sanitarie/assistenziali, a favore dell'incremento dei
fondi per l'assistenza domiciliare destinata ai disabili gravi e
gravissimi", "garantendo loro il diritto a restare a casa con dignità
e cure amorevoli e, parallelamente, con un risparmio sui costi d'inserimento in
struttura del 50%". Gli autori evidenziano che i costi per le residenze
"vanno a finanziare realtà e contesti che si rivelano essere teatri di
violenze ingiustificabili", "come quelle avvenute nella residenza «I
Cedri» in Liguria che hanno determinato l'arresto di 7 operatori nel dicembre
2012", "o come quelle avvenute a Meta di Sorrento, dove nel luglio
2013 sono stati denunciati episodi di segregazione ai danni di 37 persone con
disabilità".
Massano
e De Giorgio rilevano come i dati dell'Istat relativi al periodo 2004-2011
mostrino che oltre il 21% delle "famiglie con
disabilità" in Italia è a rischio povertà, contro il 18% circa delle famiglie
senza componenti con disabilità. Il rapporto tra povertà e disabilità risulta
ulteriormente aggravato dalle maggiori difficoltà riguardanti l'inserimento
lavorativo: Secondo i dati Istat del 2011, solo il 16% delle persone con
disabilità tra quindici e settantaquattro anni ha un'occupazione a fronte del
49% del totale della popolazione. La discriminazione che su questo fronte
vivono le persone con disabilità è stata denunciata dalla Corte di Giustizia
CE-UE che, con la sentenza 4 luglio 2013, n. C-312/11, ha statuito che la
Repubblica italiana non ha attivato tutti gli interventi per garantire un
quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di
condizioni di lavoro.
Per
quanto riguarda le scuole il testo sottolinea che le ore di sostegno in diversi
casi sono state riconosciute solo "dopo le sentenze del Tar che
condannavano scuole e Ministero dell'Istruzione a erogare o ripristinare le ore
necessarie".
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