LUCI INVISIBILI (di Adelaide Gallo)
E’sera quando mi avvio verso il ristorante le cui vetrine dalla luce
calda e accogliente si intravedono in mezzo agli alberi dai rami spogli lungo
le sponde del fiume. Negli occhi ho ancora lo scintillio di acque scure e mosse
di un altro fiume che rifletteva luci di
banchetti e decorazioni natalizie.
Rabbrividisco e allungo il passo per raggiungere un amico fermo sul
marciapiede in attesa che la moglie parcheggi l’auto.
Insieme entriamo e raggiungiamo il lungo tavolo a ferro di cavallo
dove si trova già una quarantina di persone,
intorno a noi volti sorridenti, strette prolungate di mani.
Paioli di rame sulle pareti riflettono bagliori di luce rossastra che
si mescola al gioco delle venature chiare del legno: mi perdo un attimo ad
osservare la calda atmosfera, poi riprendo a chiacchierare con la mia vicina
che, come gli altri, non sembra fare caso al gioco di luci.
La conversazione riempie la sala con un brusio di voci che salgono e
scendono di intensità, mescolandosi ai profumi della cucina portati in giro dai
vassoi che iniziano a circolare tra i tavoli.
“ E tu, Carlo, cosa fai adesso che la piscina continua a essere
chiusa?” Chiede Ilaria a un uomo di mezz’età.
“Pedalo sulla cyclette, tutti i giorni tre quarti d’ora, ma, credimi,
mi mancano molto quei momenti in cui ci facevi fare gli esercizi di
riscaldamento a bordo vasca prima di iniziare a nuotare.”
“E perché non ti sei iscritto in un’altra piscina quando si è capito
che la ristrutturazione della nostra sarebbe andata oltre i tempi della
chiusura estiva?”
“Sai che per me spostarmi sta diventando sempre più complicato: con i
buoni taxi ormai centellinati e senza il gruppo che avevamo formato, brancolo
letteralmente nel buio.”
Mentre Carlo descrive le sue giornate divenute più sedentarie e
solitarie, chiedo a Fabrizio notizie dell’attività sportiva che per un periodo
abbiamo condiviso.
“Da settembre non ho più trovato un pomeriggio libero per andare a
correre, lo studio e i miei pazienti mi impegnano sempre di più.”
”E poi si è dedicato a mille altre cose, l’ultima è lo shiatzu con i
bambini autistici, per forza non ha più trovato il tempo: per lui le giornate
dovrebbero avere 48 ore.” Aggiunge la moglie.
“Neanch’io sono più andata a correre nel parco” dice Elisa. “Tra
riunioni a scuola e compiti da correggere quando sarebbe ora di infilarsi la
tuta e le scarpette si è già esausti.”
Roberta annuisce: “Non mi dispiace il lavoro di insegnante, ma mi
capita sempre più spesso di pensare che forse chi ha fatto la scelta migliore
sia Ivan che lavora alla materna: meno riunioni e meno conflitti da risolvere.”
Ivan sta per replicare, sporgendosi leggermente in avanti, quando
viene chiesto silenzio e Giovanni si alza per fare gli auguri a tutti e
annunciare l’estrazione dei biglietti della lotteria: tra risate e battimani
iniziano a circolare lingotti di cioccolato, barattoli di marmellata, felpe e
magliette, consegnate ai vincitori tra l’allegria degli altri, contenti come
bambini anche quando a vincere non sono loro.
Al momento di uscire, dopo abbracci e strette di mani, a piccoli
gruppi tutti attraversano le sale e vanno verso l’uscita.
“Attenzione allo scalino” aggiunge la proprietaria, rispondendo ai
saluti.
“Che bisogno c’è di ripetere la stessa cosa venti volte?” borbotta tra
sé l’uomo che passeggia sul marciapiede con il cane. Questo, taglia piccola e
muso schiacciato, lo guarda interrogativo girando il muso tra lui e chi sta
uscendo, poi abbaia rivolto al padrone con perplessità.
“Hai ragione non avevo notato che si tratta di persone… non vedenti”
mormora l’uomo allontanandosi.
2 commenti:
Grazie di cuore. Ivano e Rosa
Sono un non vedente della provincia di Roma e ogni tanto mi collego a questo blog e più di recente al sito. Ringrazio Adelaide e Gianfranco per lo spazio e l'attenzione che dedica a tutte le forme di handicap e di emarginazione. Buone feste a tutti.
Luigi
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