venerdì 8 febbraio 2013

Fingere di vivere a pane e spread

Tra un paio d'ore andrò a prendere Gabriele (non vi ho ancora detto che mio figlio si chiama così. Mia figlia, invece, è Ileana). Lui "vive" in una comunità di cui è ospite da alcuni anni, dopo aver vagato da un posto all'altro. Ognuna di queste strutture è stata (naturalmente) del tutto inadatta a soddisfare i suoi bisogni specifici di autistico.
C'è stato un tempo in cui, lo ricorderete sicuramente, un cavaliere nero e la sua corte, fatta di nani, amazzoni e olgettine, hanno governato (?), dieci degli ultimi dodici anni, per convincerci che "prima di tutto" venivano le cosiddette Grandi Opere..., altro che - per esempio - la Ricerca Scientifica! Poi (di tempo) ne è arrivato un altro, in cui la Grande Finanza Internazionale (e nazionale) hanno deciso di travolgere ogni cosa, a partire da quelle "stupidaggini" che ci ostiniamo a chiamare diritti.
Cosa volete che siano, oggi, quelli che prima ho chiamato "bisogni", davanti alle esigenze dei mercati finanziari e al ritorno in politica di scheletri imbalsamati, ridotti a presentare in televisione patetiche imitazioni dei loro avversari politici dal momento che ormai faticano a imitare anche se stessi?
Sottolineo questo perché l'altro giorno, mercoledì mi pare, ho partecipato (sono il padre di un disabile, questo va ribadito) a una manifestazione in centro, con quasi un migliaio di persone.
A causa del taglio dei finanziamenti al welfare non solo molte di loro non percepiscono da mesi lo stipendio o sono in cassa integrazione, ma altrettanto devastanti sono le ricadute sugli utenti se si pensa che, per esempio, essi si vedono negata la possibilità di partecipare a quasi tutte le attività esterne e vedono drammaticamente ridotto il già esiguo minutaggio quotidiano destinato a ciascuno.
Insomma: se una nota pubblicità recita: No Martini, no party", qui potremmo dire: "Meno soldi, meno assistenza"!
Due cose mi hanno particolarmente indignato. L'indifferenza di tanta gente, che rifiutava persino i volantini dei lavoratori, su cui erano indicati i motivi della protesta; l'assenza delle televisioni che, più o meno contestualmente, cingevano invece d'assedio il sito dove andava in onda la commedia scritta e recitata da un Professore. Questi, dopo averci spiegato per settimane il concetto del "salire" in politica (questione notoriamente decisiva per le nostre vite) era ora impegnato a presentare il programma del suo movimento a una platea riverente (a cominciare da Luca di Emme) assiepata in platea.
Non era tanto importante il contrasto, che pure non potevo negare, tra il freddo che ci penetrava nelle ossa mentre protestavamo in piazza, e quel posto ben riscaldato in cui tanti plaudivano omaggianti all'Illustre Professore in loden e agenda, quanto una domanda che non riuscivo a scacciare dalla mente: "E' giusto che nella mia regione i finanziamenti per le politiche sociali siano scesi a 779 mila euro nel 2012 quando l'anno prima erano quasi 13 milioni?". E ancora: "E' giusto continuare a far pagare la crisi ai più deboli e indifesi, come se fossero loro i privilegiati, scandalizzandosi (fino a chiamarli "conservatori") se qualcuno - in aggiunta ad altre misure - evoca l'idea, chessò?, di una bella, sana, equa, etica patrimoniale?"-
Io credo che nessuno, davanti, a questi interrogativi, possa girarsi dall'altra parte come hanno fatto quei signori che hanno rifiutato di leggere un volantino... Sono questioni estremamente importanti che riguardano tutti, chi prima chi dopo. TUTTI!
E adesso lasciatemi andare...

P. S. Questo, lo ripeto, è un piccolo blog in cui ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni, senza censure o rimaneggiamenti. Postatemi, via mail, i vostri contributi e sarò felice di allargare il confronto. Le idee non possono continuare a circolare solo nei salotti o tra minute oligarchie...
Amo, ogni giorno di più,  la democrazia. Odio (ogni giorno di più) la rassegnazione e la delega.


8 commenti:

Anonimo ha detto...

forse è colpa dello star male di ognuno di noi se siamo indifferenti al volantino che ci porgono per strada e non riusciamo a vedere i tanti che protestono.
Sicuramente anni fa non avrebbero manifestato pacificamente e i comizi tenuti in saloni riscaldati non sarebbero andati avanti e le televisioni avrebbero seguito i manifestanti ( c'è anche da dire che allora i comizi venivono tenuti in piazza e non al riparo dalle intemperie e comodamente seduti davanti ad una bottiglia d'acqua)
Forse non abbiamo più voce per gridare la nostra rabbia ed i nostri figli sono cresciuti nella bambagia per avere la voglia di urlare e combattere l'apatia che incombe su di loro.

Anonimo ha detto...

...pensare che l'italia possa cambiare solo lamentandosi e dicendo che così non può durare non mi sembra molto sensato ...il cambiamento avviene cambiando modo di pensare, agire, relazionarsi ....non abbiate paura!!! Tiziana

Gianvi ha detto...

Stiamo male tutti e proprio questo dovrebbe spingerci a reagire con forza, per capovolgere un modello sociale ed economico che è stato costruito sull'individualismo e sul misero profitto personale. Cambiare si può a condizione di volerlo davvero, ogni giorno e in prima persona.

Gianvi ha detto...

Sono d'accordo con te. E diffido, come fai tu, di quanti si limitano solo a lamentarsi o, peggio ancora, a denunciare solo le responsabilità degli altri

Anonimo ha detto...

Caro Gianfranco, mi piacerebbe che tu aprissi una discussione su cosa sono oggi i tanti Gabriele che, nostro malgrado, ci vediamo costretti a parcheggiare (si può dire ?) nelle varie strutture di accoglienza (inadeguate)in cui sono costretti ad una convivenza non facile fra di loro, in quanto diversi nelle loro problematiche.Secondo me,la maggior parte di queste comunità sono state create più per rispondere ad una esigenza logistica che per rispondere alle varie esigenze e problematiche che i vari handicap creano a queste persone ed alla società nel suo insieme. Mi chiedo quando non ci saranno più i genitori a seguirli, cosa ne sarà di loro?

Gianvi ha detto...

Quando rientrerai nel blog troverai scritto che mi ero ripromesso di risponderti. Lo farò in modo (spero) più articolato domattina. Chi siano oggi i tanti Gabriele credo che tu lo conosca quanto me, visto che scrivi "ci vediamo costretti"... Hai ragione: parliamone. E facciamolo senza inibizioni. Qui è possibile!

Unknown ha detto...

Oggi il primo diritto civile che la politica è chiamata a garantire non è la possibilità giuridica del matrimonio gay, ma la possibilità di qualsiasi matrimonio - etero e gay - (vedi i ragazzi impossibilitati a farsi una famiglia perchè senza lavoro) e di qualsiasi divorzio (vedi l'impossibilità di lascarsi perchè bisogna mantenere quei giovani e quie vecchi senza pensione), perchè persino lasciarsi sta diventando un lusso per benestanti... Mai parole di Gramellini me le sono sentite più mie!!

Gianvi ha detto...

Mettere su famiglia o (un paradosso?) divorziare forse è sempre stato un lusso. Certo la situazione economica che viviamo non facilita l'assunzione di scelte che, in un altro contesto, sarebbero meno problematiche. Anche questo perciò è un effetto perverso dello "spread", con ricadute personali e sociali devastanti

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