domenica 24 febbraio 2013

Una baracca davanti al cimitero: UNA STORIA IMPERDIBILE

Ho ribattuto, in mezz'ora, il testo di un articolo di Niccolò Zancan, pubblicato sulla Stampa di giovedì 21 febbraio. 
Chi volete che abbia letto una storia come questa, raccontata a pagina 53, in giorni in cui siamo stati completamente distratti dalle promesse elettorali ripetute incessantemente su televisioni e giornali? A me è successo e confesso che dopo aver letto questo articolo mi sono sentito molto più povero delle protagoniste della storia.
Andrò a visitare quella baracca perché sento di non poterne fare a meno.



La signora Anna Ciuraru ha un motto: "Dio dice: se vuoi mangiare, lavora". E quindi, visto che è quasi ora di cena, taglia la legna, accende la stufa, carica un bidone di plastica su un vecchio passeggino sgangherato e va a fare rifornimento d'acqua alla fontana. Avanti e indietro, prima che venga buio. Mette un giaccone marrone, un berretto azzurro e caccia un urlo: "Agrippina, non avere paura! Compro i biscotti per questa sera, torno in fretta".
Agrippina sta seduta immobile su una panchetta. E' cieca, scheletrica, ha un tumore al fegato, problemi psichici, muove appena le scarpe da ginnastica bianche senza stringhe che qualcuno le ha regalato. Un piccolo tremore sulle assi di legno. Non risponde.
La baracca è davanti al Cimitero Monumentale. E' costata 200 euro. Su un pannello di cartone bianco c'è scritto: "Con telaio e finestre". Un lavoro ben fatto, nel suo genere. E' in mezzo a un piccolo bosco secco e sporco, pieno di pietre tombali e gatti randagi: due stanzette ricavate con lamiere e materiale di scarto. Eppure per quanto sia fredda, per quanto sia oggettivamente scomoda e abusiva, per quanto questa baracca faccia paura, ad Anna e Agrippina sembra comunque un dono di Dio: "Proprio un regalo, no - ride adesso Anna Ciuraru - a settembre ho pagato un ragazzo romeno per farmela costruire. Ma in ogni caso, è meglio qui del mio alloggio a Bacau, Romania, da dove siamo partite con il pullman. Io sono la tutrice di Agrippina".

Ora, la domanda più importante di tutte è: "Perché Anna e Agrippina di 53 e 51 anni, titolari di due pensioni di invalidità da 100 e 200 euro regolarmente accreditate ogni mese sul loro conto corrente, stanno qui al gelo a Torino?"
"Noi siamo in Italia per avere un dottore che ci tratti da esseri umani - risponde Agrippina - siamo qui per mangiare e per farci curare. Per la sanità e per le mense dei poveri, dove se bussi, qualcuno ti apre, al massimo mangi il cibo scaduto. In Romania non è più possibile. Si paga per tutto. Una tangente ad ogni sportello. La corruzione è ovunque. E poi devi comprarti da solo le siringhe, le bende, le medicine, non si può... Non ce la fai proprio. E' colpa del presidente Basescu, se ci siamo ridotti così".
Il presidente romeno Traian Basescu non sta simpatico alla signora Anna Ciuraru, al punto che lo sfida piantando i suoi grandi occhi scuri contro l'obiettivo della nostra piccola telecamera: "Guarda, signor presidente Basescu! Guarda bene cosa ci costringi a fare...".

Questa sera mangiano due scatolette di tonno. Poi hanno un arancio e tre kiwi da dividere, comprati al mercato di Porta Palazzo.
Alle sei e mezza la baracca è invasa da un buio umido e assoluto. Non ci sono lampioni nelle vicinanze. Ma per fortuna Anna è andata a ricaricare il suo telefonino da frate Stefano al Cottolengo, ha comprato le pile nuove per la radio. Alle sette e mezza si mettono stese vicine, seppellite sotto sei coperte. "Il mio amore è Eros Ramazzotti - racconta Anna - la sua voce mi fa piangere".
E così, nella baracca davanti al cimitero, si spera nelle scelte di un dj amico. Agrippina sorride e fa un verso strano con la bocca, Anna muove il pollice sulla rotella delle frequenze: "Eros Ramazzotti, Albano o Biagio Antonacci, ecco chi vorrei sentire".

Dopo cena è il momento dell'insulina, l'iniezione è alla luce dello schermo del cellulare. Agrippina va cambiata. Un pentolino con un po' d'acqua bolle sulla stufa. Per tutto il resto c'è il bosco.
Anna e Agrippina si svegliano alle sei, fanno colazione con i biscotti secchi e i grissini, poi si salutano.
Anna, da sola, va a cercare il cibo per un altro giorno in Europa. "Per fortuna siamo cittadini europei - dice - per questo possiamo essere curati bene, io e la mia ragazza".
Ti racconta: "All'ospedale Amedeo di Savoia abbiamo incontrato medici bravi e gentili, vogliamo dire grazie". Da una borsa di plastica, tira fuori le lastre di Agrippina. "Il tumore è qui", indica con il dito.
Poi prende le analisi del sangue che la riguardano: "Ecco, vedi, diabete e epatite".
Ma chi è venuto a trovarvi alla baracca? "Due assistenti sociali. Era la fine di settembre. Non riuscivano a crederci: "Chi vi ha costruito tutto questo? Ma davvero? E' pazzesco!".
Cosa vi hanno detto? "Che non possono fare niente per noi. Non hanno neppure una stanza".

Anna ha lavorato come cuoca, poi come custode, fino a quando si è ammalata. Nel 2007 il tribunale le ha affidato Agrippina, che era una sua vicina di casa a Iasi. "Il mio lavoro adesso è prendermi cura di lei fino alla fine. Come ho fatto con mio marito Alexandru, morto di cancro ai polmoni il 26 maggio 2011".

Notte a quattro gradi sottozero. Nella baracca si sogna una canzone italiana, un medico compassionevole, l'arrivo della primavera, una stanza o almeno un cantuccio più caldo.
"Ma in ogni caso, da Torino non ce ne andiamo - dice Anna Ciuraru - se ci mandano via dormiamo lungo il muro del cimitero e il giorno dopo siamo di nuovo qui".
Un posto da incubo per chiunque, non per Anna e Agrippina:
"Stiamo qui per mangiare. Stiamo qui per le cure. L'Italia è un posto molto più bello dove aspettare la morte".

[G. V.] Il video, a oggi, era ancora disponibile all'indirizzo

http://www.lastampa.it/2013/02/21/multimedia/cronaca/in-una-baracca-per-farsi-curare-a-torino-SkwxYfGluwUgvsAyWRyHwK/pagina.html



3 commenti:

Unknown ha detto...

(Nel video c'è solo la pubblicità)La storia è terrificante, ogni tanto quando vado al cimitero a trovare Laura mi capita di vedere delle cataste di quella che pare immondizia ma poi guardando bene si vede che sono baracche ed ho sperato che non fossero abitate. Purtroppo non è così.. mi ha sconvolto il fatto che le assistenti sociali siano a conoscenza del fatto.
Grazie Gianfranco che ci fai riflettere.

Anonimo ha detto...

Anche secondo me è un bellissimo articolo quello che hai ripreso. Grazie, Silvia

Anonimo ha detto...

Mi associo ai giudizi precedenti. Siamo davanti a una storia drammatica ma bellissima. Sta a noi combattere sempre dalla parte giusta per impedire queste vergogne.

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