19 Aprile, fonte affaritaliani.it
C'è una nuova speranza per i genitori di bambini autistici,
che ogni giorno combattono una vera e propria battaglia per garantire ai propri
figli una vita della migliore qualità possibile.
A
dare un aiuto concreto a tante famiglie italiane (i pazienti sono tra i 350.000
e i 500.000) c'è uno strumento particolare: lo sport.
Il
suo valore come strumento di inclusione sociale è un tema sul quale sono
tornato più volte, sia in questa rubrica su Affari Italiani, sia nel corso
della mia attività professionale e politica degli ultimi anni. Solitamente,
però, se ne parla in termini socio-pedagogici, mentre in questo caso impareremo
a riconoscerlo come strumento di enorme utilità anche in campo medico.
Va
detto che l'autismo è un campo d'azione estremamente delicato, perché racchiude
al suo interno una serie di anomalie del comportamento molto diverse di caso in
caso e soprattutto perché non è ancora chiaro se a causare il disturbo siano
ragioni organiche, psicologiche o la loro contemporanea sussistenza. Avrete
certamente sentito parlare delle polemiche rispetto ai vaccini, che alcuni accusano di essere causa di questa
malattia, ma in passato si sosteneva addirittura che l'autismo derivasse dalla colpa di
quelle madri che non avevano desiderato a sufficienza il figlio durante la
gravidanza!
Insomma,
siamo ancora molto indietro sul piano della conoscenza e per questo è
importante avere il coraggio di sperimentare nuove vie, caratteristica che di
certo non manca a Massimo
Magnocavallo.
Rappresentante
farmaceutico per professione e triatleta per diletto, qualche anno fa Massimo
si è trovato di fronte al problema dell'autismo per puro caso. Il figlio di un
suo amico, incuriosito dalle sue imprese sportive, gli ha chiesto di poterlo
accompagnare. Già quella richiesta rappresentava un positivo segnale di apertura verso
il mondo esterno, perché gli autistici tendono ad evitare il cambiamento e a
temere gli stimoli, ma ancora più stupefacente è stata la capacità del ragazzo
di adattarsi ai ritmi di allenamento e di performance, sui quali Massimo non ha
fatto sconti.
Visto
il successo ottenuto, questo suo metodo empirico è stato applicato in altri
casi, tra cui quello, decisamente strabiliante, di un ragazzo nato con evidenti
limiti di deambulazione e che in poco tempo ha imparato a nuotare ed ha persino attraversato il Lago di Como.
Scoperto questo suo talento, Massimo lo ha messo al servizio di alcune
cooperative sociali specializzate in disabilità, usando lo sport come
complemento dei percorsi dei loro utenti ed in molti casi accelerandone i
progressi.
La
naturale evoluzione del suo percorso è stata la fondazione di una sua
associazione, “I Supersportivi”,
nata lo scorso luglio. Il suo approccio consiste nell'affiancare le persone in
un rapporto uno a uno, guidandole verso il gesto sportivo in un percorso di imitazione che,
gradualmente, viene esteso nel tempo e nel livello di difficoltà.
Quando
il soggetto è pronto, viene inserito nell'attività sportiva di gruppo insieme a persone normodotate, con il supporto di Massimo come
facilitatore, ma in un vero e proprio faccia a faccia con il mondo esterno, che
già rappresenta il primo passo verso una via d'uscita dalla propria condizione,
almeno per una parte della giornata.
Nicolas, 13
anni, è passato da “I Supersportivi” ad un'attività con la federazione di
ciclismo, che proprio per lui ha istituito una categoria speciale. Altri
ragazzi fanno nuoto, canoa o arrampicate in montagna. A proposito di molti di
loro i genitori riferiscono di progressi commoventi, persino superiori rispetto
a quelli ottenuti in anni di terapie “tradizionali”.
Quando
ho conosciuto Massimo, abbiamo discusso a lungo di come il suo particolare dono di
sapersi relazionare con questi soggetti dovesse essere incanalato in un
contesto di ricerca, per comprenderlo fino in fondo e quindi renderlo
riproducibile. Per aiutare queste persone e le loro famiglie non servono“stregoni”,
bensì un metodo che possa essere compreso e riprodotto, secondo i dettami
scientifici.
D'altra
parte, soprattutto per le scarse conoscenze che ancora oggi abbiamo in tema di
autismo, è ancora il fattore umano a fare la differenza. E' proprio il
particolare carisma di Massimo a fare da catalizzatore in un processo di
apertura che spinge questi ragazzi verso traguardi precedentemente insperati,
verso una condizione nella quale “l'altro” non è più una terribile minaccia dalla
quale nascondersi, ma un compagno di squadra o un avversario. In ogni caso,
qualcuno con cui interagire.
Mi
fa molto piacere che diversi psicoterapeuti ed esperti del settore stiano
collaborando con l'associazione “I Supersportivi”, oltretutto diventata sede di
tirocinio e stage per gli studenti di Scienze Motorie della Statale.
Questi
studiosi stanno osservando il lavoro di Massimo, traendone spunti di ricerca
che potrebbero aiutare a comprendere meglio l'autismo ed il modo di trattarlo.
Sul sito isupersportivi.org sono state pubblicate alcune teorie
interessanti, come quella che ipotizza che il disturbo possa essere correlato
ad una disfunzione dei “neuroni specchio”,
quelli che entrano in funzione quando un individuo svolge un’azione specifica
oppure quando osserva un altro individuo compiere quest’azione.
Ovviamente
l'autismo è il campo di ricerca più affascinante, ma l'associazione si occupa
anche di emiplegici e di soggetti con altri tipi di
disabilità fisiche. In tutti questi casi, lo sport li aiuta a compiere dei
passi che sembravano del tutto incompatibili con le loro condizioni.
Spesso non se ne capisce il perché, ma si osservano questi fenomeni come
realtà tanto indiscutibili quanto stupefacenti. Il mio auspicio è che le istituzioni facciano
del loro meglio per comprendere a fondo questi strumenti, mettendoli a
disposizione di tutti coloro che ne hanno bisogno. Perché lo sport può davvero
cambiare la vita. A tutti.
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