1 Giugno, fonte superabile.it
Il Coordinamento
nazionale famiglie disabili critica l'Istituto di ricerca sociale, che nel
Primo rapporto sul lavoro del caregiver in Lombardia sovrappone i due ruoli.
"Lavoratori hanno tutele, familiari no. E non basta qualche spicciolo a
risolvere le violazioni"
"Una
ricerca scientifica che ancora confonde ‘badante' e caregiver familiari ci
lascia sbigottiti: un errore grave, un malinteso diffuso". La dura critica
arriva dal Coordinamento nazionale famiglie disabili, che conta oltre 5 mila
caregiver familiari iscritti in tutta Italia. E si riferisce al Primo rapporto
sul lavoro del caregiver in Lombardia, recentemente realizzato dall'Istituto di
ricerca sociale.
Due, in particolare, i
nodi controversi denunciati dal Coordinamento: "il primo è quello di aver
confuso il familiare caregiver con il personale assunto per l'assistenza della
persona con grave disabilità, ovvero il cosiddetto ‘badante' - spiega Maria
Simona Bellini, presidente del Coordinamento - Questa cosa ci ha lasciato
sbigottiti perché è incomprensibile come, da parte di professionisti preparati,
ci sia potuta essere una tale confusione di due ruoli e prestazioni
profondamente differenti non solo in termini di relazione interpersonale, ma
soprattutto in termini di tutele". I "caregiver", infatti, sono
lavoratori giuridicamente riconosciuti e tutelati, mentre i "caregiver
familiari" non godono di alcun tipo di riconoscimento, né tanto meno di
tutele, come hanno ben dimostrato, ultimamente, le sentenze del tribunale del
lavoro di Milano e poi di Roma, "che hanno respinto con decisione - spiega
Bellini - decisione i ricorsi collettivi nei quali i familiari caregiver
chiedevano il riconoscimento delle tutele legate al proprio lavoro di cura. La
motivazione? Non esiste alcuna legge che riconosca il caregiver familiare come
ruolo da tutelare".
Se quindi è certamente
vero che anche ai lavoratori caregiver si può attribuire quello stato di
"solitudine" evidenziato dalla ricerca, per via della marginalità
sociale in cui tanti, soprattutto stranieri, si trovano, questo non ha nulla a
che vedere con "la solitudine, l'abbandono e la vera e propria schiavitù
subita dai caregiver familiari", precisa Bellini. Così come non sono
paragonabili le tutele: "Un lavoratore assunto per fare assistenza -
ricorda Bellini - può agevolmente andare, qualora ritenesse non rispettati i
suoi diritti, presso un qualsiasi sindacato e trovare pieno e soddisfacente
riscontro al suo diritto alla salute, al curarsi, al riposo, alle ferie ed alla
sua vita di relazione. Tutti diritti totalmente negati al familiare caregiver,
per il quale vige un'unica risposta: ‘se non ce la fai strappiamo via
dall'affetto della sua famiglia il tuo congiunto con disabilità per
istituzionalizzarlo'. Perché il bisogno all'assistenza è da tempo, in Italia,
diventato un reato punibile con l'internamento totale". Insomma, è un
grave errore confondere lavoratore caregiver e caregiver familiare: un
malinteso diffuso, frutto della mancanza di consapevolezza e di cultura e del
vuoto normativo nel nostro Paese.
Una critica condivisa
da Matilde Leonardi, dell'Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano: "Un
notevole errore di impostazione di una ricerca sui caregivers - osserva -
quello di assimilare familiare a badante. La solitudine può essere uguale, ma
non certo le tutele".
C'è però anche un
secondo nodo critico, evidenziato nella ricerca dal Coordinamento famiglie
disabili: "riguarda la ‘domanda' rilevata, questa si in maniera più che
evidente, dai familiari che assistono una persona con disabilità grave in
ambito domestico: avere una somma da spendere liberamente per l'assistenza del
proprio caro. Lasciare intendere - continua Bellini - che un eventuale importo
economico rappresenti il "pagamento" per il lavoro di cura svolto
dalle famiglie non solo è ingiusto ed irrispettoso nei confronti proprio di
questi familiari, ma è addirittura insultante! Ben altre sono le tutele che
ogni stato civile dovrebbe dare ai familiari caregiver per supportare il loro
lavoro di cura: tacitarli con qualche spicciolo, in modo che cessino di
lamentare le perpetrate violazioni dei diritti umani subite, è indegno di una
nazione civile!".
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