INTERVENTO DI ANGSA ONLUS NELL’AUDIZIONE ALLA
CAMERA DEI DEPUTATI DEL 23 SETTEMBRE 2014
Agli onorevoli Deputati componenti della Commissione.
ANGSA onlus è la federazione che si occupa specificamente
di persone con autismo da trent’anni, unica in Italia che possa vantare questa
“anzianità di servizio”. ANGSA è presente in ogni Regione e federa al suo
interno oltre 40 associazioni regionali e provinciali.
Questa specificità di impegno, di interesse e di
esperienze, e il grande patrimonio culturale di conoscenze sull’argomento, che
negli anni abbiamo accumulato, ci abilitano a presentare queste considerazioni
sulle proposte di legge in merito al “Dopo di noi” che ora è in discussione
alla Commissione affari sociali della Camera.
Non intendiamo arrogarci la rappresentanza delle persone
che, pur con diverse disabilità gravi, sono in grado di autorappresentarsi, in
quanto la nostra Federazione è prevalentemente composta di genitori, parenti e
tutori di coloro che non sono capaci di difendere i propri diritti. Queste
persone dovrebbero teoricamente essere protette, nell’attuale sistema giuridico,
da tutela e la figura dell’amministratore di sostegno con le opportune modifiche potrebbe essere
adattata per loro tenendo conto della loro limitatissima autonomia decisionale.
L’autismo è uno dei disturbi pervasivi dello sviluppo
psicologico che determina disabilità sociale e comportamenti problema talmente
gravi da compromettere l’equilibrio familiare,
spesso accompagnati da ritardo cognitivo. Non è da confondersi con altre
sindromi pure comprese nello spettro autistico dalla classificazione F84 dell’ICD
10, come ad esempio la sindrome di Asperger, che non comporta ritardo cognitivo
e disturbi del linguaggio, per la quale esiste un’ associazione specifica.
ANGSA tutela persone con autismo di tutte le età, ma in
questa sede si deve considerare quelle adulte, le cui famiglie non sono più in
grado di tenerle a casa. Queste, che non hanno avuto adeguata educazione
speciale come indicata dalla Linea guida n.21 dell’ISS, presentano esigenze
talmente elevate in termini di quantità e qualità di personale, che vengono
spesso rifiutate dalle attuali residenze per disabili mentali gravi, in quanto
il loro costo è superiore alla media.
Le persone adulte con autismo sono internate in
istituzioni troppo spesso impreparate ad accoglierle. L’abilitazione proposta
dalla Linea guida n.21 dell’ISS e dalle Linee di indirizzo della Conferenza
Unificata del 22 novembre 2012 consentirebbe, se applicata fin da piccolissimi,
un’evoluzione migliore dell’autonomia e del comportamento, riducendo la
necessità del ricorso agli psicofarmaci che oggi sono privilegiati rispetto ai
trattamenti educativi speciali.
Ad oggi i giovani e adulti con autismo tra i venti e i
cinquanta anni, che non hanno avuto da bambini gli interventi efficaci di cui
avrebbero avuto diritto, sono ancora prevalentemente presso le loro famiglie,
nonostante la gravità dei loro bisogni. Nei prossimi trent’anni la loro domanda
di residenzialità “Dopo di noi” è
destinata a crescere notevolmente, a fronte di una carenza già oggi presente. A
questi in particolare si riferiscono le Linee di indirizzo della Conferenza
Unificata del 22 novembre 2012, che testualmente recitano alla pagina n.5,
terzo capoverso:
Potenziamento delle strutture residenziali
per le persone con DPS in età adulta, finalizzate alla acquisizione di una
maggiore autonomia e/o al sollievo della famiglia.
Stesso concetto viene ripetuto negli Obiettivi ed azioni
nella stessa pagina e in quella successiva:
comma e) Previsione all’interno dell’offerta
regionale, di idonee soluzioni residenziali e semiresidenziali anche mediante
la riqualificazione dei posti esistenti, garantendo requisiti strutturali,
tecnologici ed organizzativi improntati a logiche non istituzionalizzanti (ad
esempio prevedendo che il numero dei posti per struttura sia limitato) considerando
che si tratta di prestazioni ad alta integrazione sociosanitaria e prestando
particolare attenzione al paziente adolescente ed adulto ed alle situazioni che
presentino necessità riabilitativo-terapeutiche temporanee mirate.
I disegni di legge all’esame della Commissione
costituiscono un’ottima occasione per avviare questi processi di adeguamento
delle strutture secondo le Linee di indirizzo citate.
Questo è dovuto alle carenze culturali e formative che
hanno provocato un grave ritardo del nostro Paese rispetto alla maggioranza dei
Paesi evoluti. Se i bambini con autismo di venti-quaranta anni fa fossero stati
adeguatamente e tempestivamente educati ed abilitati, gli attuali giovani e
adulti con autismo avrebbero una minore disabilità e bisogni meno intensi e
graverebbero molto meno sulla famiglia e sulla società, obbligate ad impiegare
moltissime risorse umane ed economiche: il costo della vita di una persona con
autismo si stima superiore a tre milioni di euro. Anche per questo auspichiamo
un iter veloce per l’approvazione dei disegni di legge presenti in Senato
sull’autismo.
Abbiamo esaminato i disegni di legge sul Dopo di noi oggi
in discussione e concordiamo sulla necessità che tale iter venga accelerato al
massimo, poiché la domanda di ricovero in favore delle persone con autismo che
non sono state adeguatamente abilitate è già oggi molto superiore all’offerta.
Se non si provvederà urgentemente al miglioramento dei servizi secondo la linea
guida n.21 dell’ISS, in futuro il problema sarà ancora più grave, dato che il
riconoscimento del numero dei casi di autismo è in continuo aumento. In USA ha
già raggiunto la frequenza di un caso su 68 bambini di otto anni, secondo i
dati del CDC di Atlanta riferiti al 2010, in aumento del 30% rispetto al 2008 (a
tale aumento concorre la maggiore specializzazione nella diagnosi, che è in
grado di diagnosticare anche disturbi dello spettro autistico meno gravi).
Le persone con autismo hanno bisogno della continuità
dell’educazione speciale di tipo abilitativo e di un’assistenza sanitaria
specializzata, per tutta la vita, fin da bambini, fornite con intensità e
frequenza elevate, insieme a valutazioni sanitarie in occasione della diagnosi
e dei successivi assessment. La specificità e la professionalità degli
interventi non accrescono i costi ma aumentano l’efficacia delle risorse
impiegate.
I casi a cui ci si riferisce in questa sede esigono anche
l’assistenza sanitaria continua e
specializzata, adeguata per non collaboranti, in quanto fornita a
persone che non sono in grado
di manifestare correttamente neppure il dolore da cui sono afflitti: ad esempio
il dolore di una carie dentale non viene comunicato, ma viene manifestato con
comportamenti problema, per nulla indicativi dell’esistenza e della
localizzazione del male. Generalmente alla scarsa conoscenza delle difficoltà
comunicative del dolore delle persone con autismo si supplisce con
psicofarmaci, per cui un comune mal di denti può essere sedato invece che
curato.
La somministrazione di psicofarmaci, quando necessaria,
avviene in un contesto di scarsissime conoscenze farmacologiche, per cui si
esige una specializzazione elevatissima ed un’attenzione continua agli effetti
secondari ed agli effetti paradosso, frequentissimi in questi casi.
La progettazione delle residenze e del loro arredamento
deve tenere conto dei comportamenti problema di queste persone, che possono
essere aggressive e violente verso sé stessi, verso altre persone o verso cose.
L’arredamento deve favorire la concentrazione e potenziare tutte le altre
capacità di queste persone molto particolari, come dimostra l’esperienza
quarantennale della strategia TEACCH, adottata per la prima volta nel Nord
Carolina. Il personale addetto all’abilitazione deve avere una specializzazione
di tipo educativo-comportamentale, così come indicato nella Linea guida n.21
dell’ISS e nelle Linee di indirizzo citate.
La promiscuità di diverse sindromi di disabilità mentale
nella stessa residenza può essere una soluzione accettabile, soltanto se vi sia
sempre accanto alla persona con autismo un operatore specializzato nel
trattarlo. Per contenere correttamente le crisi di aggressività in Gran
Bretagna occorre un’apposita specializzazione, attualmente inesistente in
Italia, come anche le recenti cronache (Grottammare vedi link www.youtube.com/watch?v=Wj-F-rI2ZQs
) dimostrano.
Per questi motivi le residenze da 8 posti, volute dalle
associazioni che ci hanno preceduto, costituiscono un buon compromesso, purché
in queste si rispondesse alla necessità di fornire un’abilitazione continua ed
un’assistenza medica adeguata. Altre soluzioni come la permanenza nella casa di
origine o nelle case famiglia potranno valere in particolare per gli adulti di
domani, che oggi stanno seguendo percorsi di tipo educativo atti ad aumentare
il livello di autonomia e di socializzazione.
Pochissime in Italia sono le soluzioni che rispondono ai
requisiti necessari per le specificità delle persone con autismo: la fondazione
Marino di Melito porto Salvo, Cascina Rossago di Pavia sono i primi esempi da
citare. Si tratta di residenze sociosanitarie ad elevata integrazione, che si
sono dimostrate efficaci in trattamenti a lungo termine ed anche in trattamenti
più intensivi per recuperare i casi critici: nella fondazione Marino si trovano
in organico direzione sanitaria, psicologi, tecnici della riabilitazione
psichiatrica, come è generalmente previsto dai regolamenti di accreditamento
regionali. La dimensione di
dieci posti letto sembra essere una soluzione ottimale per queste persone con
autismo, consentendo di uscire dalla residenza per lunghi periodi della
giornata, in attività varie. Al proposito dobbiamo riscontrare con rammarico
che in altre località, nell’ottica dei tagli al bilancio della sanità, sono
state eliminate le uscite quotidiane nei centri diurni delle persone in
residenza, proprio per ridurre le spese supplementari dovute all’uscita in un
centro occupazionale della persona con autismo. Alle osservazioni compiute da
Anffas e FISH desideriamo aggiungere le seguenti
All’art.1
Per evitare che gli interventi vengano indirizzati
soprattutto alle persone che diventano disabili dopo il compimento dell’età di
60 anni, che costituiscono la gran parte delle persone con disabilità, ma che
hanno avuto una vita lavorativa e famigliare completa, si propone di aggiungere
dopo la parola: Legge 104 del 1992, le seguenti parole:
prima del compimento del sessantesimo anno di età
All’art.3
Le parole:
Allo scopo di assicurare
il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali
Vanno sostituite con
Allo
scopo di assicurare il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni
sociosanitarie ad elevata integrazione
In conclusione ANGSA sostiene fermamente le
iniziative legislative volte a dare una risposta al Dopo di noi, problema
gravissimo oggi e ancora in forte crescita nel futuro prossimo. Occorre
favorire le iniziative che le famiglie e le loro associazioni possono
intraprendere per assicurare al proprio caro una vita più dignitosa, mettendo a
disposizione le loro eventuali risorse patrimoniali, replicando le pochissime
esperienze positive sorte a tutt’oggi oppure escogitando soluzioni innovative
migliorative, nel rispetto delle Linee di indirizzo della Conferenza Unificata
del 22 novembre 2012.
La Presidente di ANGSA onlus
Liana Baroni
Roma 23 settembre 2014
L’Angsa è impegnata a dare speranze di un futuro sereno
e dignitoso alle persone con autismo, tutelando i loro diritti ad avere una
diagnosi, ad avere un trattamento riabilitativo, ad essere inclusi nella
società, ad avere un’educazione, un inserimento lavorativo adeguato alle
potenzialità, una vita dignitosa e il più possibile autonoma
1 commento:
D'accordo....ma il durante di noi? Non può essere posposto, altrimenti perdurerà il circolo vizioso del gatto che si morde la coda...attenzione, anche se si sono fatti passi avanti in questi anni, in Italia ( per quello che mi riguarda in Emilia Romagna), siamo ancora ben lontani da un'effettiva presa in carico anche degli attuali bambini!!!
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