Cerchiamo di non guardarci indietro con rabbia o in avanti con paura, ma intorno con consapevolezza [James Grover Thurber]
lunedì 29 settembre 2014
Emozioni in movimento
domenica 28 settembre 2014
Cara Luciana
Dopo il mio
ultimo articolo sul "dopo di noi" ho ricevuto moltissime mail di
solidarietà e appoggio. Difficile dire quella che mi ha colpito di più...
Scelgo il messaggio di Luciana (che ringrazio affettuosamente per averne
autorizzato la pubblicazione): una madre dolcissima e straordinaria che, lo
scrivo senza alcuna inibizione, mi ha messo in grande difficoltà, raccontandomi
in poche righe la sua difficile (anzi: difficilissima) vita.
E' da queste testimonianze che occorre ripartire per provare a dare un senso diverso al nostro modo di essere e di fare. Trovo stupefacente che le associazioni organizzino convegni altisonanti, che hanno in cartellone nomi prestigiosi e/o pseudo tali, in cui manca però la voce di certi splendidi personaggi il cui solo torto è essere normali. Persone che si raccontano in modo semplice, senza slide e articoli sui media battuti a ritmo tambureggiante! Come sarebbe bello se ad aprire o chiudere questi meeting fossero "le tante Luciana" che popolano questo Paese e che in silenzio sono i veri eroi del nostro tempo!
Voglio che tu sappia che ti ammiro molto, cara Luciana. Credo che tutti noi abbiamo bisogno di sapere che esistono persone come te, come tante altre mamme e papà, madri come Angela (a proposito sono riuscito a sentire anche lei telefonicamente: ne sono felice).
Grazie di cuore: Gianfranco
Buonasera Gianfranco,
sono Luciana, mamma di Simone, un ragazzo con danno cerebrale e del tronco, nonché non vedente. Simone ha 25 anni, anzi quasi 26 a novembre. Con lui ho altri due figli: Raffaello di anni 36 e Francesco di 23 anni, con problemi caratteriali.
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E' da queste testimonianze che occorre ripartire per provare a dare un senso diverso al nostro modo di essere e di fare. Trovo stupefacente che le associazioni organizzino convegni altisonanti, che hanno in cartellone nomi prestigiosi e/o pseudo tali, in cui manca però la voce di certi splendidi personaggi il cui solo torto è essere normali. Persone che si raccontano in modo semplice, senza slide e articoli sui media battuti a ritmo tambureggiante! Come sarebbe bello se ad aprire o chiudere questi meeting fossero "le tante Luciana" che popolano questo Paese e che in silenzio sono i veri eroi del nostro tempo!
Voglio che tu sappia che ti ammiro molto, cara Luciana. Credo che tutti noi abbiamo bisogno di sapere che esistono persone come te, come tante altre mamme e papà, madri come Angela (a proposito sono riuscito a sentire anche lei telefonicamente: ne sono felice).
Grazie di cuore: Gianfranco
Buonasera Gianfranco,
sono Luciana, mamma di Simone, un ragazzo con danno cerebrale e del tronco, nonché non vedente. Simone ha 25 anni, anzi quasi 26 a novembre. Con lui ho altri due figli: Raffaello di anni 36 e Francesco di 23 anni, con problemi caratteriali.
L'ANGSA e il dopo di noi: un articolo di Liana Baroni
Nei giorni scorsi
l’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) è stata
chiamata in Audizione dal Presidente della Commissione Affari Sociali della
Camera, in merito ai cinque Disegni di Legge sul cosiddetto “dopo di
noi”, presentati dai Deputati.
Credo che
l’ANGSA sia l’unica organizzazione in Italia a poter vantare un’“anzianità di
servizio” specifica sull’autismo, tale da poter parlare sull’argomento
sviscerandone tutti gli aspetti, grazie a quel patrimonio di esperienze e di
conoscenze accumulate in tanti anni in cui è stata particolarmente impegnata
nel dare informazione, formazione e cultura sulla materia.
In occasione dell’Audizione abbiamo presentato un documento, dal quale emerge chiaramente la nostra posizione sull’argomento; qui, però, vorrei aggiungere qualche ulteriore considerazione per maggiore chiarezza. [...]
In occasione dell’Audizione abbiamo presentato un documento, dal quale emerge chiaramente la nostra posizione sull’argomento; qui, però, vorrei aggiungere qualche ulteriore considerazione per maggiore chiarezza. [...]
Comincia così
l'articolo di Liana Baroni, presidente nazionale di Angsa, pubblicato su superabile.it
La forte accelerazione che hanno
avuto negli ultimi tempi i temi legati alla condizione di vita degli autistici
adulti e del "dopo di noi" ha perciò portato a due novità sostanziali: 1) una proposta
ufficiale di Angsa e 2) una presa di distanza abbastanza netta da stravaganti
boutade circolanti in rete.
A questo riguardo, nell'articolo
della Baroni, si legge testualmente: "Dobbiamo distinguere
l’azione mediatica dai contenuti che vogliamo e dobbiamo dare
alle nostre realizzazioni; queste ultime devono derivare dal
patrimonio delle esperienze realizzate da noi e da altri Paesi, che l’ANGSA si
preoccupa di diffondere con i mezzi di comunicazione che ci sono dati:
convegni, forum, e soprattutto il «Bollettino
dell’ANGSA», che esce
ininterrottamente dal 1988, sempre all’insegna della serietà e
della qualità dei contributi".
Si tratta ora di vigilare perché
alle parole seguano i fatti, non escludendo a priori che le proposte possano
essere arricchite e migliorate (da qui l'esigenza di mantenere vivo il
dibattito interno all'associazione).
P. S. L'articolo di Liana Baroni si può leggere nella sua interezza cliccando su http://www.superando.it/2014/09/26/langsa-e-il-dopo-di-noi/
mercoledì 24 settembre 2014
INTERVENTO DI ANGSA
IMPORTANTE: pubblico il testo dell'intervento di Angsa che c'è stato il 23 settembre u. s. in sede di audizione alla Camera dei Deputati
AL Presidente della VII Commissione Affari Sociali.
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INTERVENTO DI ANGSA ONLUS NELL’AUDIZIONE ALLA
CAMERA DEI DEPUTATI DEL 23 SETTEMBRE 2014
Agli onorevoli Deputati componenti della Commissione.
ANGSA onlus è la federazione che si occupa specificamente
di persone con autismo da trent’anni, unica in Italia che possa vantare questa
“anzianità di servizio”. ANGSA è presente in ogni Regione e federa al suo
interno oltre 40 associazioni regionali e provinciali.
Questa specificità di impegno, di interesse e di
esperienze, e il grande patrimonio culturale di conoscenze sull’argomento, che
negli anni abbiamo accumulato, ci abilitano a presentare queste considerazioni
sulle proposte di legge in merito al “Dopo di noi” che ora è in discussione
alla Commissione affari sociali della Camera.
Non intendiamo arrogarci la rappresentanza delle persone
che, pur con diverse disabilità gravi, sono in grado di autorappresentarsi, in
quanto la nostra Federazione è prevalentemente composta di genitori, parenti e
tutori di coloro che non sono capaci di difendere i propri diritti. Queste
persone dovrebbero teoricamente essere protette, nell’attuale sistema giuridico,
da tutela e la figura dell’amministratore di sostegno con le opportune modifiche potrebbe essere
adattata per loro tenendo conto della loro limitatissima autonomia decisionale.
L’autismo è uno dei disturbi pervasivi dello sviluppo
psicologico che determina disabilità sociale e comportamenti problema talmente
gravi da compromettere l’equilibrio familiare,
spesso accompagnati da ritardo cognitivo. Non è da confondersi con altre
sindromi pure comprese nello spettro autistico dalla classificazione F84 dell’ICD
10, come ad esempio la sindrome di Asperger, che non comporta ritardo cognitivo
e disturbi del linguaggio, per la quale esiste un’ associazione specifica.
ANGSA tutela persone con autismo di tutte le età, ma in
questa sede si deve considerare quelle adulte, le cui famiglie non sono più in
grado di tenerle a casa. Queste, che non hanno avuto adeguata educazione
speciale come indicata dalla Linea guida n.21 dell’ISS, presentano esigenze
talmente elevate in termini di quantità e qualità di personale, che vengono
spesso rifiutate dalle attuali residenze per disabili mentali gravi, in quanto
il loro costo è superiore alla media.
Le persone adulte con autismo sono internate in
istituzioni troppo spesso impreparate ad accoglierle. L’abilitazione proposta
dalla Linea guida n.21 dell’ISS e dalle Linee di indirizzo della Conferenza
Unificata del 22 novembre 2012 consentirebbe, se applicata fin da piccolissimi,
un’evoluzione migliore dell’autonomia e del comportamento, riducendo la
necessità del ricorso agli psicofarmaci che oggi sono privilegiati rispetto ai
trattamenti educativi speciali.
Ad oggi i giovani e adulti con autismo tra i venti e i
cinquanta anni, che non hanno avuto da bambini gli interventi efficaci di cui
avrebbero avuto diritto, sono ancora prevalentemente presso le loro famiglie,
nonostante la gravità dei loro bisogni. Nei prossimi trent’anni la loro domanda
di residenzialità “Dopo di noi” è
destinata a crescere notevolmente, a fronte di una carenza già oggi presente. A
questi in particolare si riferiscono le Linee di indirizzo della Conferenza
Unificata del 22 novembre 2012, che testualmente recitano alla pagina n.5,
terzo capoverso:
Potenziamento delle strutture residenziali
per le persone con DPS in età adulta, finalizzate alla acquisizione di una
maggiore autonomia e/o al sollievo della famiglia.
Stesso concetto viene ripetuto negli Obiettivi ed azioni
nella stessa pagina e in quella successiva:
comma e) Previsione all’interno dell’offerta
regionale, di idonee soluzioni residenziali e semiresidenziali anche mediante
la riqualificazione dei posti esistenti, garantendo requisiti strutturali,
tecnologici ed organizzativi improntati a logiche non istituzionalizzanti (ad
esempio prevedendo che il numero dei posti per struttura sia limitato) considerando
che si tratta di prestazioni ad alta integrazione sociosanitaria e prestando
particolare attenzione al paziente adolescente ed adulto ed alle situazioni che
presentino necessità riabilitativo-terapeutiche temporanee mirate.
I disegni di legge all’esame della Commissione
costituiscono un’ottima occasione per avviare questi processi di adeguamento
delle strutture secondo le Linee di indirizzo citate.
Questo è dovuto alle carenze culturali e formative che
hanno provocato un grave ritardo del nostro Paese rispetto alla maggioranza dei
Paesi evoluti. Se i bambini con autismo di venti-quaranta anni fa fossero stati
adeguatamente e tempestivamente educati ed abilitati, gli attuali giovani e
adulti con autismo avrebbero una minore disabilità e bisogni meno intensi e
graverebbero molto meno sulla famiglia e sulla società, obbligate ad impiegare
moltissime risorse umane ed economiche: il costo della vita di una persona con
autismo si stima superiore a tre milioni di euro. Anche per questo auspichiamo
un iter veloce per l’approvazione dei disegni di legge presenti in Senato
sull’autismo.
Abbiamo esaminato i disegni di legge sul Dopo di noi oggi
in discussione e concordiamo sulla necessità che tale iter venga accelerato al
massimo, poiché la domanda di ricovero in favore delle persone con autismo che
non sono state adeguatamente abilitate è già oggi molto superiore all’offerta.
Se non si provvederà urgentemente al miglioramento dei servizi secondo la linea
guida n.21 dell’ISS, in futuro il problema sarà ancora più grave, dato che il
riconoscimento del numero dei casi di autismo è in continuo aumento. In USA ha
già raggiunto la frequenza di un caso su 68 bambini di otto anni, secondo i
dati del CDC di Atlanta riferiti al 2010, in aumento del 30% rispetto al 2008 (a
tale aumento concorre la maggiore specializzazione nella diagnosi, che è in
grado di diagnosticare anche disturbi dello spettro autistico meno gravi).
Le persone con autismo hanno bisogno della continuità
dell’educazione speciale di tipo abilitativo e di un’assistenza sanitaria
specializzata, per tutta la vita, fin da bambini, fornite con intensità e
frequenza elevate, insieme a valutazioni sanitarie in occasione della diagnosi
e dei successivi assessment. La specificità e la professionalità degli
interventi non accrescono i costi ma aumentano l’efficacia delle risorse
impiegate.
I casi a cui ci si riferisce in questa sede esigono anche
l’assistenza sanitaria continua e
specializzata, adeguata per non collaboranti, in quanto fornita a
persone che non sono in grado
di manifestare correttamente neppure il dolore da cui sono afflitti: ad esempio
il dolore di una carie dentale non viene comunicato, ma viene manifestato con
comportamenti problema, per nulla indicativi dell’esistenza e della
localizzazione del male. Generalmente alla scarsa conoscenza delle difficoltà
comunicative del dolore delle persone con autismo si supplisce con
psicofarmaci, per cui un comune mal di denti può essere sedato invece che
curato.
La somministrazione di psicofarmaci, quando necessaria,
avviene in un contesto di scarsissime conoscenze farmacologiche, per cui si
esige una specializzazione elevatissima ed un’attenzione continua agli effetti
secondari ed agli effetti paradosso, frequentissimi in questi casi.
La progettazione delle residenze e del loro arredamento
deve tenere conto dei comportamenti problema di queste persone, che possono
essere aggressive e violente verso sé stessi, verso altre persone o verso cose.
L’arredamento deve favorire la concentrazione e potenziare tutte le altre
capacità di queste persone molto particolari, come dimostra l’esperienza
quarantennale della strategia TEACCH, adottata per la prima volta nel Nord
Carolina. Il personale addetto all’abilitazione deve avere una specializzazione
di tipo educativo-comportamentale, così come indicato nella Linea guida n.21
dell’ISS e nelle Linee di indirizzo citate.
La promiscuità di diverse sindromi di disabilità mentale
nella stessa residenza può essere una soluzione accettabile, soltanto se vi sia
sempre accanto alla persona con autismo un operatore specializzato nel
trattarlo. Per contenere correttamente le crisi di aggressività in Gran
Bretagna occorre un’apposita specializzazione, attualmente inesistente in
Italia, come anche le recenti cronache (Grottammare vedi link www.youtube.com/watch?v=Wj-F-rI2ZQs
) dimostrano.
Per questi motivi le residenze da 8 posti, volute dalle
associazioni che ci hanno preceduto, costituiscono un buon compromesso, purché
in queste si rispondesse alla necessità di fornire un’abilitazione continua ed
un’assistenza medica adeguata. Altre soluzioni come la permanenza nella casa di
origine o nelle case famiglia potranno valere in particolare per gli adulti di
domani, che oggi stanno seguendo percorsi di tipo educativo atti ad aumentare
il livello di autonomia e di socializzazione.
Pochissime in Italia sono le soluzioni che rispondono ai
requisiti necessari per le specificità delle persone con autismo: la fondazione
Marino di Melito porto Salvo, Cascina Rossago di Pavia sono i primi esempi da
citare. Si tratta di residenze sociosanitarie ad elevata integrazione, che si
sono dimostrate efficaci in trattamenti a lungo termine ed anche in trattamenti
più intensivi per recuperare i casi critici: nella fondazione Marino si trovano
in organico direzione sanitaria, psicologi, tecnici della riabilitazione
psichiatrica, come è generalmente previsto dai regolamenti di accreditamento
regionali. La dimensione di
dieci posti letto sembra essere una soluzione ottimale per queste persone con
autismo, consentendo di uscire dalla residenza per lunghi periodi della
giornata, in attività varie. Al proposito dobbiamo riscontrare con rammarico
che in altre località, nell’ottica dei tagli al bilancio della sanità, sono
state eliminate le uscite quotidiane nei centri diurni delle persone in
residenza, proprio per ridurre le spese supplementari dovute all’uscita in un
centro occupazionale della persona con autismo. Alle osservazioni compiute da
Anffas e FISH desideriamo aggiungere le seguenti
All’art.1
Per evitare che gli interventi vengano indirizzati
soprattutto alle persone che diventano disabili dopo il compimento dell’età di
60 anni, che costituiscono la gran parte delle persone con disabilità, ma che
hanno avuto una vita lavorativa e famigliare completa, si propone di aggiungere
dopo la parola: Legge 104 del 1992, le seguenti parole:
prima del compimento del sessantesimo anno di età
All’art.3
Le parole:
Allo scopo di assicurare
il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali
Vanno sostituite con
Allo
scopo di assicurare il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni
sociosanitarie ad elevata integrazione
In conclusione ANGSA sostiene fermamente le
iniziative legislative volte a dare una risposta al Dopo di noi, problema
gravissimo oggi e ancora in forte crescita nel futuro prossimo. Occorre
favorire le iniziative che le famiglie e le loro associazioni possono
intraprendere per assicurare al proprio caro una vita più dignitosa, mettendo a
disposizione le loro eventuali risorse patrimoniali, replicando le pochissime
esperienze positive sorte a tutt’oggi oppure escogitando soluzioni innovative
migliorative, nel rispetto delle Linee di indirizzo della Conferenza Unificata
del 22 novembre 2012.
La Presidente di ANGSA onlus
Liana Baroni
Roma 23 settembre 2014
L’Angsa è impegnata a dare speranze di un futuro sereno
e dignitoso alle persone con autismo, tutelando i loro diritti ad avere una
diagnosi, ad avere un trattamento riabilitativo, ad essere inclusi nella
società, ad avere un’educazione, un inserimento lavorativo adeguato alle
potenzialità, una vita dignitosa e il più possibile autonoma
Il mio "dopo di noi"
Sui siti di superando.it e portale-autismo.it è stato pubblicato, in queste ore, il mio ultimo articolo su autismo adulti e, più specificamente, sul "dopo di noi".
Nel ringraziare le redazioni di questi importanti network nazionali per l'ospitalità accordatami presento qui, sul blog, la prima parte del mio intervento.
Tutto l'articolo è visualizzabile sul sito alla sezione autismoIN (www.gfrvitale.altervista.org). Invito alla massima discussione, approfondimento e divulgazione. Grazie
Si
succedono, a ritmo sempre più incalzante, le drammatiche testimonianze e denunce
di molti familiari con figli autistici, preoccupati – innanzitutto - di cosa
potrà accadere ai loro figli quando essi, non fosse che per l’implacabile legge
del tempo che ci governa, non ci saranno più. Il “dopo di noi” rappresenta, con
tutta evidenza, una preoccupazione largamente presente in molte famiglie, alle
cui incertezze e insicurezze purtroppo si risponde quasi sempre con generiche
rassicurazioni che mancano, o per lo meno mancano al momento, di un serio e
concreto approdo strategico.
Una conferma di quanto drammatica sia la situazione arriva,
per esempio, dall’ultimo numero di Vanity Fair che riporta, in particolare, le
testimonianze di alcuni genitori facenti capo al centro per autistici di
Novara.
Racconta, tra le altre, Angela, una mamma che sta
combattendo il cancro, 55 anni, un figlio autistico di 20: “Prima un’operazione al seno, poi due anni
fa mi hanno trovato metastasi al fegato e alle ossa. Purtroppo è il quarto
stadio, non ci sono tante speranze. Non posso non pensare al dopo”. Quante
“Angela” ci sono nel nostro Paese?
Io credo che a Lei, e a tantissime altre Persone come
Lei, debbano essere date risposte serie. Al contrario ho l’impressione che
le proposte eccentriche di cui si legge in questi giorni, su network, giornali
ecc, siano più un’operazione di cosmesi editoriale che altro.
[...]
lunedì 22 settembre 2014
Ragazzo autistico lasciato solo all'uscita da scuola, lo ritrova la polizia
fonte redattoresociale.it
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PALERMO – Un ragazzo autistico di 14 anni, lasciato solo all’uscita dal suo primo giorno di scuola, vaga per quasi un'ora, seguendo il flusso degli altri studenti, allontanandosi per oltre 600 metri. Notevole è stata la preoccupazione dei genitori, in particolare della mamma che alle ore 11 lo aspettava davanti alla scuola per prelevarlo. A trovarlo, dopo quasi un’ora, è stato un agente della Polfer che, accortosi del giovane, è poi riuscito a rintracciare i genitori.
“Come è possibile che mio figlio sia stato lasciato solo senza nessuno – si sfoga ancora il genitore -. La carenza dei servizi è notevole in una scuola grande come questa. Non è ancora partito il trasporto dedicato ai disabili e manca pure l’assistente all’autonomia e alla comunicazione”. A Matteo è stato riconosciuto l’insegnante di sostegno soltanto per nove ore settimanali rispetto alle 18 ore riconosciute, invece, alle famiglie che hanno fatto ricorso al Tar.ancora indignato e incredulo, Francesco Prestigiacomo, il padre di Matteo – di cui la scuola deve assumere le sue responsabilità e per il quale procederemo legalmente. Mio figlio non essendo stato controllato da nessuno, rimasto solo, si è allontanato volontariamente seguendo istintivamente il flusso di uscita degli altri compagni. Per quasi un’ora è stato in balia di se stesso, attraversando strade, entrando dentro la stazione centrale nell’area riservata ai pulman e costeggiando anche i binari”.
sabato 20 settembre 2014
Ascoltare anche i docenti di sostegno
Pubblico molto volentieri questo contributo perché ritengo doveroso documentare TUTTE le problematiche e non solo quelle che mi/ci coinvolgono più da vicino
fonte superando.it
di Giulia Giani *
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fonte superando.it
di Giulia Giani *
La pubblicazione delle Linee Guida sulla riforma della scuola [“La buona scuola. Facciamo crescere il Paese”, N.d.R.] sta facendo molto discutere, data la loro ampiezza e la molteplicità di temi che sono coinvolti in questo ambizioso progetto di riforma.
Indubbiamente il clamore mediatico riguarda tutto il settore, ma c’è un elemento che pare passare in secondo piano e che invece ritengo fondamentale, perché, a mio parere, mina alle stesse basi qualsiasi progetto di riforma complessiva.
Indubbiamente il clamore mediatico riguarda tutto il settore, ma c’è un elemento che pare passare in secondo piano e che invece ritengo fondamentale, perché, a mio parere, mina alle stesse basi qualsiasi progetto di riforma complessiva.
La “riforma della scuola” e “la riforma del sostegno”
Il primo punto che mi lascia perplessa è il fatto che nel documento “ufficiale”, quello pubblicizzato e su cui è stato chiesto un confronto esplicito a tutti i cittadini, «perché ci vuole un Paese intero…», si citasolo a pagina 78 l’importanza di una scuola inclusiva, senza tuttavia spiegare in quale modo si intenda perseguire l’obiettivo. Niente affatto pubblicizzato è invece il testo della Proposta di Legge che il deputato Davide Faraone orgogliosamente rivendica come “fiore all’occhiello” della riforma… [se ne legga recentemente anche nel nostro giornale, N.d.R.].
Ebbene, è evidente che non si è pensato di proporre un unico progetto di riforma dell’organico dei docenti che riguardi anche l’inclusione, ma si è pensato fosse meglio una proposta separata. Ciò che riguarda il sostegno, secondo quest’ottica, dev’essere separato dal resto, meglio se non pubblicato nelle Linee Guida, ma lasciato nelle “segrete stanze” della politica e delle associazioni a tutela dei disabili. Peccato che negli articoli di questa Proposta di Legge si celino a mio avviso messaggi molto pericolosi e che senza un’adeguata diffusione, si rischi di non coinvolgere i più interessati a qualsiasi cambiamento, i docenti tutti e quelli di sostegno in particolare.
Non credo che questa scelta sia casuale, ma risponde alla precisa logica secondo la quale ciò che riguarda le persone con disabilità è “specialistico”, “settoriale”, “particolare”, e come tale si pensa di trattarlo. Si coglie qui la prima, macroscopica contraddizione: perché occorre una legge separata sull’inclusione se la scuola dev’essere per sua stessa natura inclusiva? E poi, di cosa si ha paura quando si fanno Proposte di Legge senza il diretto coinvolgimento di chi poi le deve attuare?
Il primo punto che mi lascia perplessa è il fatto che nel documento “ufficiale”, quello pubblicizzato e su cui è stato chiesto un confronto esplicito a tutti i cittadini, «perché ci vuole un Paese intero…», si citasolo a pagina 78 l’importanza di una scuola inclusiva, senza tuttavia spiegare in quale modo si intenda perseguire l’obiettivo. Niente affatto pubblicizzato è invece il testo della Proposta di Legge che il deputato Davide Faraone orgogliosamente rivendica come “fiore all’occhiello” della riforma… [se ne legga recentemente anche nel nostro giornale, N.d.R.].
Ebbene, è evidente che non si è pensato di proporre un unico progetto di riforma dell’organico dei docenti che riguardi anche l’inclusione, ma si è pensato fosse meglio una proposta separata. Ciò che riguarda il sostegno, secondo quest’ottica, dev’essere separato dal resto, meglio se non pubblicato nelle Linee Guida, ma lasciato nelle “segrete stanze” della politica e delle associazioni a tutela dei disabili. Peccato che negli articoli di questa Proposta di Legge si celino a mio avviso messaggi molto pericolosi e che senza un’adeguata diffusione, si rischi di non coinvolgere i più interessati a qualsiasi cambiamento, i docenti tutti e quelli di sostegno in particolare.
Non credo che questa scelta sia casuale, ma risponde alla precisa logica secondo la quale ciò che riguarda le persone con disabilità è “specialistico”, “settoriale”, “particolare”, e come tale si pensa di trattarlo. Si coglie qui la prima, macroscopica contraddizione: perché occorre una legge separata sull’inclusione se la scuola dev’essere per sua stessa natura inclusiva? E poi, di cosa si ha paura quando si fanno Proposte di Legge senza il diretto coinvolgimento di chi poi le deve attuare?
mercoledì 17 settembre 2014
In calo i servizi per i disturbi neuropsichici in età evolutiva
fonte superando.it
Oltre quattrocento specialisti hanno partecipato nei giorni scorsi a Roma al 26° Congresso Nazionale della SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza), che per l’occasione ha eletto alla propria Presidenza Antonella Costantino, direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza e dell’Area Omogenea Salute Mentale, Dipartimento di Neuroscienze e Salute Mentale alla Fondazione IRCCS Ca’ Granda dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.
I disturbi neuropsichici dell’età evolutiva sono tra quelli più diffusi nell’infanzia, ma, purtroppo, ancora troppo poco considerati. Si stima infatti che essi colpiscano un bambino/adolescente ogni cinque, con situazioni molto diverse tra loro, che vanno dai disturbi dello spettro autistico all’epilessia, dalla depressione al disturbo del linguaggio, dalla dislessia alla disabilità intellettiva, dalle paralisi cerebrali infantili alle sindromi genetiche rare, dalle malattie neurodegenerative a quelle neuromuscolari e molte altre ancora.
Benché nella maggior parte dei casi un trattamento precoce e tempestivo possa modificare la prognosi, meno di un bambino/adolescente su quattro riesce ad accedere alle cure di cui ha necessità. Si calcola infatti che non siano più di 600.000 gli utenti dei servizi pubblici di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, a fronte di una popolazione complessiva sofferente di circa 3 milioni e 600.000 unità.
Negli ultimi dieci anni, poi, il numero dei pazienti seguiti dai Servizi di Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza è quasi raddoppiato (5% in più di nuove richieste all’anno, dal 2004 a oggi), mentre il numero degli operatori continua a diminuire (10% in meno solo nell’ultimo anno).
Il risultato è che ogni utente riceve sempre meno interventi, e le famiglie devono ricorrere sempre di più al privato, con costi rilevanti che in tempi di crisi economica sono sempre meno in grado di sostenere.
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Oltre quattrocento specialisti hanno partecipato nei giorni scorsi a Roma al 26° Congresso Nazionale della SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza), che per l’occasione ha eletto alla propria Presidenza Antonella Costantino, direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza e dell’Area Omogenea Salute Mentale, Dipartimento di Neuroscienze e Salute Mentale alla Fondazione IRCCS Ca’ Granda dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.
I disturbi neuropsichici dell’età evolutiva sono tra quelli più diffusi nell’infanzia, ma, purtroppo, ancora troppo poco considerati. Si stima infatti che essi colpiscano un bambino/adolescente ogni cinque, con situazioni molto diverse tra loro, che vanno dai disturbi dello spettro autistico all’epilessia, dalla depressione al disturbo del linguaggio, dalla dislessia alla disabilità intellettiva, dalle paralisi cerebrali infantili alle sindromi genetiche rare, dalle malattie neurodegenerative a quelle neuromuscolari e molte altre ancora.
Benché nella maggior parte dei casi un trattamento precoce e tempestivo possa modificare la prognosi, meno di un bambino/adolescente su quattro riesce ad accedere alle cure di cui ha necessità. Si calcola infatti che non siano più di 600.000 gli utenti dei servizi pubblici di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, a fronte di una popolazione complessiva sofferente di circa 3 milioni e 600.000 unità.
Negli ultimi dieci anni, poi, il numero dei pazienti seguiti dai Servizi di Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza è quasi raddoppiato (5% in più di nuove richieste all’anno, dal 2004 a oggi), mentre il numero degli operatori continua a diminuire (10% in meno solo nell’ultimo anno).
Il risultato è che ogni utente riceve sempre meno interventi, e le famiglie devono ricorrere sempre di più al privato, con costi rilevanti che in tempi di crisi economica sono sempre meno in grado di sostenere.
domenica 14 settembre 2014
"Tagliata un'ora su 4 a mio figlio autistico"
Domanda: cosa farà Angsa Torino leggendo (ammesso che la legga) questa notizia? Si girerà dall'altra parte? Convocherà tra un mese, con la tempestività a cui ci hanno abituato la vecchia e la nuova (?) gestione, il mitico direttivo per "sondare" la situazione? Lo stesso direttivo chiederà la consulenza di un esperto e si riconvocherà a febbraio? A quel punto si prenderà atto che non ci si può scontrare (non sia mai) con le istituzioni ("la goccia prima o poi perfora la roccia": questo è un pensiero largamente diffuso... con gli eccellenti risultati che sono sotto gli occhi di tutti) e allora meglio rinviare ad aprile - maggio quando tutti si saranno dimenticati di questo spiacevole incidente di percorso?
Interessa a qualcuno che il papà protagonista dell'articolo dichiari: "Provo una sensazione di sconforto, anzi di disgusto. In queste situazioni senti che sei sempre più solo..."
C'è una possibilità su un miliardo che Angsa reagisca, invece, immediatamente, promuovendo iniziative efficaci ed esemplari? Che l'associazione dia un segno, pur piccolo, di vita?
Come sempre lo scopriremo... solo vivendo
Fonte "La Repubblica del 14-09-2014"
TORINO. «Provo una sensazione di sconforto, anzi di disgusto. In queste situazioni senti che sei sempre più solo, che se hai le risorse puoi dare a tuo figlio ciò di cui ha bisogno, un educatore, una scuola privata; se non ce
l'hai resti solo, tu e l'autismo». Mario, il nome è di fantasia, è un dipendente pubblico e ha un figlio autistico di 18 anni che quest'anno frequenterà il terzo anno del liceo scientifico. L'altro giorno l'insegnante di sostegno di suo figlio l'ha chiamato per dirgli che da quest'anno, da domani, gli starà accanto 3 ore al giorno anziché le solite 4. La causa: i tagli.
Come farà con suo figlio?
«Senza quelle ore entrerà alle 8 e uscirà alle 11. Per fortuna ho mia madre che può andarlo a prendere, ma ha 75 anni e non posso chiederle troppi sforzi».
L'anno scorso quante ore di sostegno aveva a disposizione suo figlio?
«In prima faceva 20 ore alla settimana, l'anno scorso eravamo già scesi a 18 e adesso siamo passati a 15. Ma tre ore al giorno di scuola non hanno senso. A questo punto sarebbe meglio che se ne stesse a casa».
Ci sono altri nella sua stessa situazione?
«Nella scuola di mio figlio altri 4 hanno un rapporto educatore - studente "uno a uno": stessa situazione, appunto. Mentre altri 26 scontano anche loro una riduzione. Alla fine è come se mancassero 3 insegnanti. Dalla scuola stanno provando ad attivarsi per risolvere il problema. Ma non so cosa potranno fare davvero».
Sente che le stanno negando un diritto?
«Non ho problemi di orari con il lavoro, posso contare su mia madre. Ma quei genitori che non possono uscire dall'ufficio, come possono farcela? Alla fine mi viene da pensare solo a una cosa, che gli ultimi in questa società sono sempre più ultimi».
di Gabriele Guccione
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Interessa a qualcuno che il papà protagonista dell'articolo dichiari: "Provo una sensazione di sconforto, anzi di disgusto. In queste situazioni senti che sei sempre più solo..."
C'è una possibilità su un miliardo che Angsa reagisca, invece, immediatamente, promuovendo iniziative efficaci ed esemplari? Che l'associazione dia un segno, pur piccolo, di vita?
Come sempre lo scopriremo... solo vivendo
Fonte "La Repubblica del 14-09-2014"
TORINO. «Provo una sensazione di sconforto, anzi di disgusto. In queste situazioni senti che sei sempre più solo, che se hai le risorse puoi dare a tuo figlio ciò di cui ha bisogno, un educatore, una scuola privata; se non ce
l'hai resti solo, tu e l'autismo». Mario, il nome è di fantasia, è un dipendente pubblico e ha un figlio autistico di 18 anni che quest'anno frequenterà il terzo anno del liceo scientifico. L'altro giorno l'insegnante di sostegno di suo figlio l'ha chiamato per dirgli che da quest'anno, da domani, gli starà accanto 3 ore al giorno anziché le solite 4. La causa: i tagli.
Come farà con suo figlio?
«Senza quelle ore entrerà alle 8 e uscirà alle 11. Per fortuna ho mia madre che può andarlo a prendere, ma ha 75 anni e non posso chiederle troppi sforzi».
L'anno scorso quante ore di sostegno aveva a disposizione suo figlio?
«In prima faceva 20 ore alla settimana, l'anno scorso eravamo già scesi a 18 e adesso siamo passati a 15. Ma tre ore al giorno di scuola non hanno senso. A questo punto sarebbe meglio che se ne stesse a casa».
Ci sono altri nella sua stessa situazione?
«Nella scuola di mio figlio altri 4 hanno un rapporto educatore - studente "uno a uno": stessa situazione, appunto. Mentre altri 26 scontano anche loro una riduzione. Alla fine è come se mancassero 3 insegnanti. Dalla scuola stanno provando ad attivarsi per risolvere il problema. Ma non so cosa potranno fare davvero».
Sente che le stanno negando un diritto?
«Non ho problemi di orari con il lavoro, posso contare su mia madre. Ma quei genitori che non possono uscire dall'ufficio, come possono farcela? Alla fine mi viene da pensare solo a una cosa, che gli ultimi in questa società sono sempre più ultimi».
di Gabriele Guccione
venerdì 12 settembre 2014
La nostalgia del futuro
Può
succedere, a volte, che i mass media propongano l’uso esasperato di neologismi,
o di termini fino a poco tempo prima usati, come dire? “normalmente”, che entrano
a far parte, tout court, del nostro
bagaglio comunicativo. E’ capitato ieri, per esempio, con la “misura in cui…” o
l’attimino”, succede oggi con il “detto questo….”, con lo “stacchiamo la
spina”, con “l’infantilismo intra-uterino”, con l’abuso (avete notato?) dell’aggettivo
“ottimo”, e via dicendo.
In questo
clima inflazionato capita magari, persino a una modesta persona come il
sottoscritto, di veder giudicato (svariate volte) con la patente di “ottimo” un
normale intervento sul tema del “dopo di noi”, in cui francamente credo di
essermi limitato a sottolineare situazioni e condizioni che tutti, ahimè,
dovremmo conoscere bene.
Non mi
meraviglia allora che una persona di levatura ben più alta, pubblica ed
autorevole, quale certamente è Gianluca
Nicoletti, raccolga, ed facile averne un riscontro visitando sul web
network e siti specializzati, una miriade di “ottimo” e “mi piace” per la
pubblicazione di un articolo (http://www.lastampa.it/2014/09/09/societa/salviamo-i-nostri-ragazzi-dai-guru-del-fantaautismo-l7MlD1wZzeuglzkspLpHjK/pagina.html)
che viceversa, a mio parere, è stato - meno prosaicamente - un “buon”
intervento, su cui non è blasfemo – tuttavia - non ritrovarsi in totale
sintonia.
Il post "La nostalgia del futuro", pubblicato in queste ore da superando.it (cui va il mio grazie) è interamente visualizzabile, alla sezione autismo, del sito www.gfrvitale.altervista.org.
Invito tutti alla massima condivisione in rete.
giovedì 4 settembre 2014
"Programma dei mille giorni": un'idea altra di civiltà
Pubblico volentieri, integralmente, questo interessante contributo di Carlo Giacobini. Non ho difficoltà a dichiararmi totalmente d'accordo con lui [ G. V.]
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha colpito la mia immaginazione – e credo non solo la mia – con quella frase pronunciata nei giorni scorsi, dal piglio secco e imperativo: «Entro mille giorni saremo un Paese civile».
Un programma, una scadenza, un obiettivo e trasparenza su ciò che si ha concretamente intenzione di realizzare, con tanto di sito, dove potrà essere osservato, passo dopo passo, il cambiamento verso il meglio, verso la civiltà.
Riforme istituzionali, rilancio economico, scuola, giustizia civile, fisco più equo, riavvio dei cantieri, agricoltura e turismo: tutto molto impegnativo, molto concreto. E importante per l’Italia.
Colpisce la mia immaginazione, dicevo, ma credo non abbiamo la stessa idea di “Paese civile”, né lo stesso senso delle priorità.
Mi interrogo infatti se sia civile un Paese in cui la povertà e l’impoverimento sono una realtà e tendono drammaticamente a diventare prevalenti.
Se sia civile che milioni di anziani non abbiano quattrini a sufficienza per la spesa o per scaldarsi, dopo avere lavorato una vita, allevato figli e nipoti oggi felicemente disoccupati.
Se sia civile che la gestione ordinaria e straordinaria della non autosufficienza di milioni di persone sia delegata alle famiglie, diventando prima causa di impoverimento. Che non ci sia alcun piano per affrontare questa emergenza e che ad essa siano destinati stanziamenti residuali rimessi in discussione ad ogni piè sospinto.
Mi chiedo infine se sia civile, per l’inclusione delle persone con disabilità, che esista un piano [Programma d’Azione Biennale per la Promozione dei Diritti e l’Integrazione delle Persone con Disabilità, N.d.R.] approvato dal Presidente della Repubblica, ma che giaccia in fondo ai cassetti dei Ministri e degli Assessori Regionali.
Un programma, una scadenza, un obiettivo e trasparenza su ciò che si ha concretamente intenzione di realizzare, con tanto di sito, dove potrà essere osservato, passo dopo passo, il cambiamento verso il meglio, verso la civiltà.
Riforme istituzionali, rilancio economico, scuola, giustizia civile, fisco più equo, riavvio dei cantieri, agricoltura e turismo: tutto molto impegnativo, molto concreto. E importante per l’Italia.
Colpisce la mia immaginazione, dicevo, ma credo non abbiamo la stessa idea di “Paese civile”, né lo stesso senso delle priorità.
Mi interrogo infatti se sia civile un Paese in cui la povertà e l’impoverimento sono una realtà e tendono drammaticamente a diventare prevalenti.
Se sia civile che milioni di anziani non abbiano quattrini a sufficienza per la spesa o per scaldarsi, dopo avere lavorato una vita, allevato figli e nipoti oggi felicemente disoccupati.
Se sia civile che la gestione ordinaria e straordinaria della non autosufficienza di milioni di persone sia delegata alle famiglie, diventando prima causa di impoverimento. Che non ci sia alcun piano per affrontare questa emergenza e che ad essa siano destinati stanziamenti residuali rimessi in discussione ad ogni piè sospinto.
Mi chiedo infine se sia civile, per l’inclusione delle persone con disabilità, che esista un piano [Programma d’Azione Biennale per la Promozione dei Diritti e l’Integrazione delle Persone con Disabilità, N.d.R.] approvato dal Presidente della Repubblica, ma che giaccia in fondo ai cassetti dei Ministri e degli Assessori Regionali.
Abbiamo un’altra idea di civiltà, evidentemente, se in quel “programma dei mille giorni” non ricorre nemmeno una parola riguardo alla povertà, alla non autosufficienza, alladisabilità, questioni non certo risolvibili con il solidarismo caritatevole o con fantasiosi artifizi di “voucher”, ma da affrontare con risorse, idee, riforme strutturali, decisione e celerità.
Un Paese civile, per noi almeno, è quello in cui gli ultimi non sono abbandonati a se stessi, non solo quello che torna – con piacere di alcuni – alla frenesia del consumo spinto o che conclude più rapidamente le cause di separazione.
Un Paese civile, per noi almeno, è quello in cui gli ultimi non sono abbandonati a se stessi, non solo quello che torna – con piacere di alcuni – alla frenesia del consumo spinto o che conclude più rapidamente le cause di separazione.
Direttore editoriale di «Superando.it».
mercoledì 3 settembre 2014
DISABILI E SESSUALITÀ: perché nessuno ne parla
Disabili e sessualità: la tranquillità del vivere comune tende ad allontanare quegli argomenti il cui pensiero genera un automatico disagio, imprigionando dentro il silenzio di un tabù realtà escluse a priori dal dibattito e dal confronto sociale.
Di questo argomento tratta l'ultimo post pubblicato su gfrvitale.altervista.org che invito a visualizzare e condividere. Altrettanto mi pare di poter dire del post "La percezione del tempo nelle persone con autismo"
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Di questo argomento tratta l'ultimo post pubblicato su gfrvitale.altervista.org che invito a visualizzare e condividere. Altrettanto mi pare di poter dire del post "La percezione del tempo nelle persone con autismo"
martedì 2 settembre 2014
Autismo: troppi "fili" tra i neuroni
scienzainrete.it
Scoperta una condizione chiave del cervello autistico che potrebbe aprire la strada a terapie per alcuni sintomi della malattia. Secondo uno studio della Columbia University il cervello di bambini autistici è "sovrappopolato" di sinapsi. Presenta cioè troppi collegamenti impropri a causa di disfunzioni di un processo cruciale dello sviluppo, la "potatura", che porta nel cervello sano a una fisiologica riduzione delle sinapsi superflue.
Lo studio fornisce indizi su come l'autismo si sviluppa a partire dall'infanzia, e può aiutare a spiegare alcuni sintomi come ipersensibilità al rumore, così come il motivo per cui molte persone con autismo hanno anche crisi epilettiche.
La scoperta pubblicata sulla rivista Neuron, è stata fatta confrontando l’aspetto di cervelli di 26 bambini e ragazzi autistici deceduti con cervelli di 22 coetanei sani anch’essi deceduti.
Lo studio fornisce indizi su come l'autismo si sviluppa a partire dall'infanzia, e può aiutare a spiegare alcuni sintomi come ipersensibilità al rumore, così come il motivo per cui molte persone con autismo hanno anche crisi epilettiche.
La scoperta pubblicata sulla rivista Neuron, è stata fatta confrontando l’aspetto di cervelli di 26 bambini e ragazzi autistici deceduti con cervelli di 22 coetanei sani anch’essi deceduti.
lunedì 1 settembre 2014
Dietro all'autismo, una mutazione genetica
lastampa.it
Un nuovo studio pubblicato sul Journal of Medical Genetics suggerisce che dietro alle cause più comuni dell’autismo vi sarebbe una mutazione del gene ADNP.
I ricercatori del Bradley Hospital di Rhode Island (Usa) ritengono che questa scoperta fornisca un marker clinico e nuove ulteriori indicazioni percomprendere le origini dei disturbi dello spettro autistico.
Il dott. Eric Morrow e colleghi sono giunti a questa scoperta utilizzando un metodo che prende in esame le parti di geni che vengono trascritte nell’RNA e che codificano le proteine, chiamati esoni. Per fare questo hanno proceduto a sequenziare l’intero esoma.
A seguito di questo processo, i ricercatori hanno identificato in una ragazza con ritardo nello sviluppo, una mutazione genetica in un gene associato all’autismo: l’Activity-Dependent Neuroprotective Protein (ADNP). Questa mutazione nel gene ADNP si ritiene concorra a spiegare la causa del ritardo nello sviluppo in questa paziente. Questo stesso cambiamento genetico nell’ADNP è anche stato trovato in un ragazzo con diagnosi di autismo.
Non è stata una sorpresa, l’aver trovato la stesso tipo di mutazione, poiché il gene ADNP svolge un importante ruolo nella regolazione iniziale dello sviluppo cerebrale. Di recente, infatti, mutazioni genetiche in questo gene sono state trovate causare una nuova sindrome genetica associata all’autismo.
«Il test genetico è un potente strumento di diagnostica per gli individui con ritardo dello sviluppo – spiega il dott. Eric Morrow, direttore del Developmental Disorder Genetics Research Program presso il Bradley Hospital e autore principale dello studio – Attraverso il test genetico, che è disponibile sia in ambito clinico che nella ricerca, è possibile ottenere una diagnosi medica per un grande sottoinsieme di pazienti».
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Un nuovo studio pubblicato sul Journal of Medical Genetics suggerisce che dietro alle cause più comuni dell’autismo vi sarebbe una mutazione del gene ADNP.
I ricercatori del Bradley Hospital di Rhode Island (Usa) ritengono che questa scoperta fornisca un marker clinico e nuove ulteriori indicazioni percomprendere le origini dei disturbi dello spettro autistico.
Il dott. Eric Morrow e colleghi sono giunti a questa scoperta utilizzando un metodo che prende in esame le parti di geni che vengono trascritte nell’RNA e che codificano le proteine, chiamati esoni. Per fare questo hanno proceduto a sequenziare l’intero esoma.
A seguito di questo processo, i ricercatori hanno identificato in una ragazza con ritardo nello sviluppo, una mutazione genetica in un gene associato all’autismo: l’Activity-Dependent Neuroprotective Protein (ADNP). Questa mutazione nel gene ADNP si ritiene concorra a spiegare la causa del ritardo nello sviluppo in questa paziente. Questo stesso cambiamento genetico nell’ADNP è anche stato trovato in un ragazzo con diagnosi di autismo.
Non è stata una sorpresa, l’aver trovato la stesso tipo di mutazione, poiché il gene ADNP svolge un importante ruolo nella regolazione iniziale dello sviluppo cerebrale. Di recente, infatti, mutazioni genetiche in questo gene sono state trovate causare una nuova sindrome genetica associata all’autismo.
«Il test genetico è un potente strumento di diagnostica per gli individui con ritardo dello sviluppo – spiega il dott. Eric Morrow, direttore del Developmental Disorder Genetics Research Program presso il Bradley Hospital e autore principale dello studio – Attraverso il test genetico, che è disponibile sia in ambito clinico che nella ricerca, è possibile ottenere una diagnosi medica per un grande sottoinsieme di pazienti».
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