Il rischio di occasioni così importanti dal punto di vista simbolico è spesso quello di autocelebrarsi (magari grazie a un pizzico di stupidità di chi favorisce, in modo acritico, questi atteggiamenti), perdendo di vista le reali emergenze dei nostri figli. Su You Tube non mancano "appelli" a presenziare ad eventi imperdibili con altrettanto imperdibili (mah!) protagonisti: guarda caso i soliti!
Non tutti i genitori hanno la possibilità, come forse è permesso ad alcuni, di... sognare, di immaginare mondi fantastici ma ahimè così lontani dalla realtà: troppe persone impattano ogni giorno con le difficoltà enormi dettate dalla loro difficile condizione sociale ed economica e - cosa ancora più importante - dalla drammatica carenza di servizi e strutture in cui, viceversa, i loro figli potrebbero e dovrebbero essere ospitati.
Non hanno tribune mediatiche in grado di rilanciare il loro disperato appello né l'eco dei loro drammi giungerà mai (tranne naturalmente se si tolgono la vita) alle istituzioni, che nel frattempo continuano a promettere mirabolanti interventi a sostegno dell'autismo, spesso con la benevola comprensione di rappresentanti di associazioni che credono ancora, a mo' di cuccagna, alla cosiddetta rete.
Credo che sia tempo di avviare una seria riflessione intorno a quelli che rimangono i temi più urgenti di questa complessa problematica: come si contrasta l'atteggiamento della psichiatria che al compimento dei diciotto anni relega i nostri figli nel limbo degli insufficienti mentali gravi? Come scardinare gli abusi di interventi farmacologici che sono la costante di tanti "interventi riabilitativi" praticati in molte strutture? Come rendere non segregante l'istituzionalizzazione a cui molte famiglie devono ricorrere? Quale approccio abilitativo può consentire oggi la reale acquisizione di abilità e competenze in grado di favorire la maggiore autonomia alle persone autistiche ? E... tanto tanto tanto altro ancora.
Con modestia consiglio a molti di quegli "imperdibili protagonisti" appena richiamati di soffermarsi su queste quisquilie invece che sulla consueta banale retorica. Meno sogni, insomma, ma più ancoraggio alla realtà... Riscopriamoci protagonisti, per restituire futuro e dignità a chi è altrimenti condannato a subire ogni giorno rifiuto ed emarginazione.
Scoprire di avere un figlio con autismo è un terribile trauma. Più
sconvolgente ancora è prendere coscienza di trovarsi nel bel mezzo di una
landa solitaria, senza punti di riferimento, davanti a una strada incerta e
piena di insidie, sapendo invece che sarebbe necessario avere indicazioni indispensabili
a capire quali devono essere le scelte più opportune per la
crescita di un bambino che soffre di una difficilissima disabilità sociale,
quasi sempre complicata da disturbi del sonno e dell’alimentazione. Un bambino
che non ha il senso del pericolo, per cui la sua sorveglianza è logorante e
talvolta drammatica.
L’assenza di riferimenti comincia da qui per poi culminare, al
raggiungimento della maggiore età, in servizi deludenti che anziché proporre
attività occupazionali e di tempo libero, adeguati a un uomo adulto, sono quasi
sempre una sorta di asili destinati a quelli che sono visti come “bambinoni
cresciutelli”.
Sembra un paradosso ma per molte famiglie tutto questo va persino bene, perché
è vissuto come un momento di “respiro”... Altre, invece, convivono con
il familiare nonostante la gravità della situazione, perché trovano scandalose
le offerte che i servizi propongono. Ci sono famiglie costrette a pagare rette
di almeno 1.500 euro al mese nelle pochissime strutture residenziali
organizzate: un costo per la gran parte di loro insostenibile.
L’associazione Angsa è riuscita a far approvare le linee di indirizzo per
l'autismo, attraverso la conferenza unificata Stato Regioni del novembre 2012.
Al momento, inutile nasconderlo, restano carta stampata ma quanto meno questo inchiostro ha
segnato un diritto, per i nostri figli, a godere di un trattamento specifico.
La pressione dei genitori dovrebbe essere diretta a difendere il diritto della
persona con autismo, come principio fondamentale di ogni essere umano, di vivere
una vita dignitosa e serena, con la possibilità di sperimentare esperienze
motivanti e interessanti.
Troppo spesso, come associazione, abbiamo sostenuto denunce per latitanza
dei servizi; io stessa ho trovato familiari costretti - per via delle tante
privazioni subite - a uno stato di inedia e di disperazione che ha
cristallizzato la capacità di reagire.
Continuiamo però a resistere e a richiedere il rispetto dei diritti di
questi genitori e dei loro figli. Qualche esperienza positiva sicuramente c'è
ma più legata alla buona volontà dei singoli che all'impegno delle
istituzioni, che rimangono troppo spesso colpevolmente latitanti e complici nel
delegare a cooperative e a privati la responsabilità della gestione dell'autismo.
Mi auguro che si arrivi alla consapevolezza che solo un fronte unico e
coeso potrà portare ad accelerare un processo reale, e non solo annunciato, di
rinnovamento dei nostri servizi, oggi del tutto inadeguati non solo per
l’autismo ma per molte altre forme di disabilità.
4 commenti:
Non posso che condividere.
Testimonianza toccante: comunica tutta l'angoscia di un genitore che vive nella condizione di chi si trova in un labirinto e a ogni svolta si trova un muro davanti e è costretto a cercare un nuovo percorso.
Bravissimo come sempre, brava Sonia Zen. Daniele
Gianfranco mi fai arrossire, mi metti sempre troppo in luce, e io sono una persona un tantino schiva .
Mi auguro che la vera consapevolezza dell'autismo arrivi con la coesione di tante famiglie che riscattino l'emarginazione di una società portata ad enfatizzare il sensazionalismo piuttosto che accompagnare i nostri figli con articolati progetti di vita.
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