domenica 24 marzo 2013

Dal mondo della scuola

Ricevo e pubblico volentieri


Ho molto apprezzato la nuova versione del tuo blog che mi sembra ben impostato, a partire dal titolo.
"Dalla loro parte" rende infatti immediatamente l'idea di tutta la fragilità delle persone indifese cui è riferito, persone che hanno più che mai bisogno che altri si schierino dalla loro parte e li sostengano nelle difficili battaglie quotidiane che la vita riserva loro.
Questo blog mi ha portato a riflettere sul fatto che non sempre è sufficiente volersi schierare dalla parte di chi è autistico: è molto importante saperlo fare e riuscire a farlo aggirando tutti gli ostacoli che si creano lungo il percorso che si vuole intraprendere.
Spesso le difficoltà sono intrinseche alla natura stessa del soggetto in questione che tende, non dico a farsi il vuoto intorno, ma sicuramente a tenere gli altri a distanza di sicurezza, per cercare di controllare una situazione che altrimenti gli sfuggirebbe di mano. Questo lo porta a innescare scaramucce, provocazioni, atteggiamenti aggressivi proprio verso le persone che gli stanno più a cuore e che si spendono in ogni modo per impostare una comunicazione costruttiva.
Senza contare che poi all'esterno sono presenti altre difficoltà: il dialogo con le istituzioni, le associazioni, gli esperti del settore, può essere complicato da una disparità di vedute e dalla mancanza di confronto.
Un percorso tutto in salita per chi vuole lavorare seriamente con l'autismo.
Questa è la sensazione che ho maturato personalmente come insegnante e come volontaria in una comunità di soggetti autistici, ma è anche la sensazione che ho colto in alcuni colleghi di sostegno del mio istituto, dove molti sono gli alunni disabili inseriti in laboratori gastronomici con ottimi risultati per la quasi totalità dei casi, ma con alcune difficoltà proprio riguardanti i soggetti autistici.
E se spesso noi insegnanti possiamo rimanere demoralizzati per le difficoltà che incontriamo, capisco tutta la drammaticità della considerazione di chi, come te, dice che i genitori soffrono di problemi più grandi di quelli che affliggono i loro figli, perché si sentono prigionieri di una soggezione culturale che li spinge a delegare anziché proporre soluzioni ai tecnici che se ne occupano.
E' questa una considerazione che deve farci molto riflettere e che vorrei condivider con altri sul blog.

Adelaide  

Nessun commento:

Posta un commento