31 Agosto, fonte superando.it Simone Fanti
Certo che il titolo della recensione apparsa su
Tripadvisor, Il pacco è servito, che bocciava un albergo perché aveva molti
ospiti con disabilità, strizza l’occhio a chi pensa sia stata tutta una bufala
o peggio una storia montata ad arte.
Il “pacco”, nel pensiero dello sgrammaticato
recensore, consisteva nel fatto che i suoi figli, poveri loro, durante la
vacanza dovevano assistere al triste spettacolo delle sofferenze di quei
disabili in vacanza. La recensione era datata primo di giugno, il boom in rete
c’è stato invece il 26 luglio, dopo che alcuni influencer su Facebook hanno
portato alla luce il fattaccio.
ra questi un simpaticissimo Iacopo Melio,
l’inventore della campagna social #vorreiprendereiltreno, che in una divertente
lettera aperta indirizzata a quello che lui chiama “#testaapinolo” ha ribadito
il suo diritto ad andare in vacanza. Il giorno dopo, tramite un’agenzia ANSA,
scopre “a sua insaputa” di essere stato invitato dai responsabili del turismo
della Valle d’Aosta a trascorrere un periodo da loro e rifiuta. Nel frattempo
«Il Mattino di Napoli» e «Il Giornale» scoprono un’altra discriminazione a
discapito di una signora con disabilità lasciata a terra sul pontile di Ischia.
Risultato? L’hotel ha ribaltato la recensione
negativa a suo vantaggio e in molti l’hanno scoperto (un premio per chi ha
scelto la via dell’ospitalità per tutti). Il messaggio di inclusività di Iacopo
Melio si è guadagnato gli articoli dei migliori giornali. Anche se questa volta
l’hashtag #testaapinolo non è decollato. Il web si è indignato con migliaia di
commenti e condivisioni.
Tutto è bene quel che finisce… già ma come finisce
questa storia? Perché resto con l’amaro in bocca? Forse, per dirla in musica,
«Prima pagina venti notizie, ventuno ingiustizie e lo Stato che fa si costerna,
s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignità…». Mi permetterà
Fabrizio De André di rubargli anche la frase «mi scervello e mi asciugo la
fronte» e mi faccio delle domande.
Avrei voluto svegliami questa mattina con una
maggiore consapevolezza di tutte quelle decine di indignati. Ma qualcosa mi
dice che molti hanno lasciato commenti per lavarsi la coscienza e il giorno
dopo sono tornati a parcheggiare davanti agli scivoli dei marciapiedi o peggio
sugli stalli per disabili con la scusa «solo per 5 minuti». Molti imprenditori
o capi del personale hanno proseguito a bocciare i curricula di persone con
disabilità, considerandoli ancora una volta inadatti al mondo del lavoro.
Oppure adatti a mansioni di profilo minore. E quanti avranno dato dell’
handicappato a qualcuno, pensando ancora a quel termine come a un insulto?
Tanta indignazione ha creato un pensiero critico? Tanti commenti, giustamente
arrabbiati, hanno generato una riflessione sui propri comportamenti quotidiani?
Io, tristemente ne dubito e voi?
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