Sono lieto di concedergli questo spazio, coerentemente con la promessa che avevo fatto di rendere tutti, in prima persona, protagonisti un piccolo blog come "dallaloroparte". Ti sono molto grato, Nicola, del regalo che mi hai fatto.
Quando la signora
Solo quando
don Primo uscì dalla mia camera, dopo avere unto il mio corpo con l’olio santo
ed affidato con la preghiera la mia esile vita nelle mani del buon Dio, la Signora si decise a venir
fuori dal suo angolo.
L’avevo già
adocchiata, quando gli infermieri stavano mettendo a letto il mio povero corpo
ormai provato. Alta, magra, spettrale. Avvolta nel suo nero mantello, emanava
una luce sinistra da quell’angolo della stanza d’ospedale, dove se ne stava
ritta, semi nascosta, con le mani strette al lungo manico della sua
impressionante falce, ad aspettare il suo turno. S’avvicinò al mio letto, e con
un gesto oscillante della mano sinistra semichiusa, con il palmo rivolto verso
il basso e attraverso un cenno di capo, mi fece intendere ch’era giunto per me,
il momento di seguirla.
Un lungo
brivido freddo mi corse nelle ossa raggelandomi il sangue nelle vene.
Seppur
spaventato dalle macabre intenzioni dell’avvolgente figura non mi lasciai
intimorire, e con la calma del disperato che non vuole soccombere e quel fil di
voce tremolante che ancora mi restava in gola, gli feci intendere che non
potevo ancora seguirla nel mio ultimo viaggio.
Gli spiegai
che avevo lasciato troppe cose incompiute quaggiù, in vita, e non potevo
lasciarle a metà. Dovevo ancora dare un tetto sicuro alla mia famigliola, e non
potevo lasciarla senza dargli una sistemazione e un po’ di sicurezza per il
loro futuro.
Gli parlai
anche delle tante cose che mi venivano in mente e che su questa terra non
vanno: la sofferenza, l’ingiustizia sociale, la fame, la miseria, le guerre, e
di tante altre brutte cose che hanno un’unica origine: LO SFRUTTAMENTO
INDISCRIMINATO DELL’UOMO POTENTE SULL’UOMO E SULLA NATURA.
Per più di
quindici anni avevo tribolato, subendo non solo offese e derisioni…
Dopo la
cassa integrazione ed il licenziamento della Fiat, molti erano riusciti a
trovare un altro impiego, io invece, senza santi in paradiso a proteggermi, non
riuscivo a trovare nemmeno uno straccio di lavoro. Con il numero alto che avevo
sul tesserino di disoccupazione, nemmeno alle chiamate pubbliche del
collocamento riuscivo a trovare un benché misero impiego. Non sapevo più dove
andare sbattere la testa durante quelle giornate che passavano velocemente,
trovandomi alla sera sempre più stanco e demoralizzato. Ero costretto a
stringere i denti ed andare avanti reprimendo tantissime volte la rabbia che
accumulavo dentro ed a scacciare i cattivi pensieri che durante quelle
maledette giornate trascorse inutilmente, martellavano la mia mente. Tante
volte, stanco nel vagare, entravo in chiesa; pur essendo scettico, nella
disperazione, mi attaccavo anche al Padreterno, affinché trovassi lavoro, ma
entravo in chiesa soprattutto per trovare in po’ di quella pace interiore che ormai
avevo smarrito da un sacco di tempo. Morire proprio ora che stavo
risollevando economicamente la mia famiglia ed iniziando a rilassarmi e tornare
a sorridere, lo trovavo molto penalizzante da parte della sfortuna che sembrava
accanirsi contro di me.
Morire così,
senza aver fatto qualcosa di buono e di utile per gli altri, durante la mia
esistenza, voleva dire di essere transitato inutilmente su questa martoriata
Terra. Il saper di aver lasciato almeno una “piccola traccia positiva” della
mia umile esistenza, penso che sia già soddisfacente, per chi, come noi del
popolino, è costretto ad un vita fatta di tanti sacrifici e solo di qualche
piccola soddisfazione. Perciò, non potevo e non dovevo morire proprio ora!
Seppur
esausto, ero ben disposto a non mollare, a parlare anche di tante altre cose,
pur di temporeggiare, pur di convincere la Signora a non avvolgermi nel suo tetro manto nero
e portarmi via. D’improvviso, senza profferir parola, mentre andavo a ruota
libera con le mie chiacchiere, la
Signora si alzò, togliendomi la parola e il respiro. Con il
suo manto semi aperto, come due ali nere, restò ferma, ritta nella sua
gigantesca figura ad osservarmi dubbiosa e, dopo un’ ultimo, lungo sguardo,
frammisto di pietà e commiserazione, girò le sue larghe ed ossute spalle e
oltrepassando l’uscio della stanza, si incamminò con il suo incedere
malinconico e ciondolante, nel lungo corridoio dell’ospedale senza più
voltarsi. Con il fiato sospeso la seguii con lo sguardo finché non girò
l’angolo, sparendo dalla mia vista. Solo allora, finalmente, tirai un sospiro
di sollievo. Lentamente i miei occhi iniziarono a chiudersi e ad assaporare il
dolce riposo che solo la santa pace ed una lunga dormita ti sanno dare.
Mi auguro
che quando la morte tornerà a prendermi per davvero, troverà di me soltanto un
mucchietto di ossa striminzite, perché nel frattempo, voglio consumare tutto me
stesso nel vivere intensamente il resto dei miei giorni. E se mai mi sarà
concesso, vorrei porre un fiore sulla tomba di quella grande persona, che il 22
luglio 2004, donandomi l’organo, mi ha dato la possibilità di continuare a
vivere.
Per intanto,
arrivederci Signora...
7 commenti:
Grande Nicola!! Vorrei far leggere la tua lettera a quelli che si croggiolano nella depressione che fa molto chic ma che maschera solo i codardi!
A volte anch'io mi lascio prendere un pò dallo sconforto ma subito penso a Laura (mia figlia autistica) che contro la leucemia ha lottato eccome e a come all'epoca ero disperata ma mai depressa e riprendo a lottare, perchè la vita è cmq pesante anche se, e sopratutto perchè lei non c'è più!!
Sicuramente conosco Nicola da meno tempo rispetto a Gianfranco ma concordo nel definire lui e la moglie due persone meravigliose, pronti a dare una mano a chiunque ne avesse bisogno nonostante tutto.
Nicola ha avuto una grande forza a lottare contro la " Signora avvolta nel mantello nero " ma credo che tale forza è stata alimentata dall'amore ricevuto dai suoi cari e per i quali lui ha lottato e vinto.
Certo, afferma tranquillamente, che sono un comunista.
Ma non son uno dei pochi rimasti, credo il contrario, che siamo un bel esercito.Quale persona non aspira ad una società giusta, equa, dove ognuno a modo suo, possa esprimersi in base alle proprie capacità e possibilità? Vedi gia questa aspirazione, ti fa intendere, che c'è un po' di comunista in ognuno di noi. Quello che ci manca sono un partito ed un sindacato attivi, che ci riorganizzino nel sociale e sui luoghi di lavoro. Credo che il comunismo, oggi, sia come il fuoco che cova sotto la cenere, aspetta la ventata giusta, e poi vedrai che bella fiammata. Ciao Nicola
Marisa, grazie per le belle parole. Credo che la maggior parte del merito vada a Piera. Lei si che è veramente combattiva, non si ferma mai davanti ad un ostacolo, trova sempre il modo per aggirarlo e di trascinarci tutti dietro, con la sua bellissima carica umana. Un abbraccio, Ciao Nicola.
Penso che sia difficile che ci siano persone che si crogiolano nella depressione.Sinceramente io ho avutouna depresione 30 fà,ma mi creda stavo male,era come se avessi una malattia,si capisco non era un tumore o altre malattie grave.Ma il mio stato d'animo mi trasmetteva il mio male come una cosa non curabile,quando mi venivano questi attacchi di panico ero disperata,mi portava pianto,tremori in tutto il corpo era come se avessi la febbre a 40 si seccava la gola e mi passava la voglia di mangiare.In quel periodoavevo perso persino 10 kili è una malattia che non viene riconosciuta,dallo stato altrimenti sarebbe come riconoscere che almeno metà della nazione è ammalata.Senza dubbio siamo noi che c'è la creamo, Ma qual'è il motivo che una persona soffra? Credo che basta tutto per essere felici?No non è così.La depressione è una brutta bestia per chi c'è la, alle volte la curiamo con dei farmaci e altre voltecerchiamo di reaggire,allora vediamo che si può uscire dal tunnel e lì ti senti forte e ti dai coraggio e cominci a reaggire ti senti guarità e pensi che quello che ai passato è stato solo un sogno.
Ciao. Ho letto la tua testimonianza e la condivido in larga parte. Voglio dirti che Tiziana, alla quale probabilmente ti rivolgi, è una magnifica persona che io ho anche la fortuna di conoscere: quando ha usato il termine "crogiolano" non voleva sicuramente sottovalutare un fenomeno serio come la depressione. Intendeva dire che nei momenti di depressione e (di sconforto, di disperazione,di paura) bisogna provare con tute le forze a reagire (a non lasciarsi andare). Lei ha perso una figlia per leucemia e avrebbe avuto tutto il diritto di deprimersi. Non l'ha fatto anche se so, per certo, che soffre molto ancora oggi... La sua storia, quella di Nicola, la tua meritano tutte rispetto e tutte sono di lezione per me. Ti ringrazio del commento e spero di risentirti: Gianfranco
Grazie Gianfranco per aver risposto e per le belle parola che mi riguardano. Non intendevo offendere chi ha provato sulla sua pelle la depressione ma a chi alla prima difficoltà si arrende!
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