sabato 27 dicembre 2014

L'ombra silente dell'autismo, enigma dell'eta' adulta

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fonte Corriere della Sera

NAPOLI. Non appartengono a un altro mondo, ma costituiscono una comunità della quale, pur continuando a farne parte in età adulta, lo Stato quasi si dimentica, negandole assistenza e riconoscibilità. È quanto denuncia Antonio D'Ambrosio, psichiatra, docente di terapia cognitivo-comportamentale alla Sun, che con Viviana Perfetto ha tradotto e pubblicato in italiano il testo guida per l'autismo ad alto funzionamento: La Cbt applicata all'adulto con sindrome di Asperger (FrancoAngeli editore) di Valerie L. Gaus.
«Esiste scrive D'Ambrosio nell'introduzione una mancanza di sensibilità al problema da buona parte della psichiatria che si occupa di adulti, questo purtroppo vale anche per il campo riguardante la ricerca clinica, che su questi temi è particolarmente trascurata, principalmente nelle regioni meridionali».

È così? D'Ambrosio lo ribadisce con maggiori dettagli in seguito, sostenendo che addirittura le diagnosi di autismo dopo i 18 anni di età è come se subissero una inspiegabile «scomparsa» e quel che più conta, precisa, è che «va via via dissolvendosi la presa in carico dei soggetti con autismo dopo i 18 anni da parte dei servizi psichiatrici». Sicché i costi e i sacrifici per la cura dei soggetti con disturbi di questo tipo si rovesciano interamente sulle famiglie, smarrendo per sempre la collaborazione e l'aiuto delle strutture cliniche territoriali. Ciò che lo psichiatra napoletano definisce, con un eufemismo, «delega», per non usare il più sincero ma doloroso «abbandono». 

Una «delega alle famiglie nel vuoto di servizi, progettualità e di prospettazione del futuro che si trasforma in un carico insostenibile sulle stesse», fino a favorire «un clima intra-familiare altamente patogeno e potenzialmente implosivo». Insomma, la dimostrazione di come un problema che potrebbe essere adeguatamente gestito se solo fossero forniti gli strumenti giusti e predisposti i relativi presidi di assistenza, rischia, invece, di propagare i suoi effetti devastanti all'intero contesto familiare. Condannando gli autistici a vivere da «stranieri» nella nostra società e i loro familiari ad arrancare nel tentativo di porre riparo alle gravi inadempienze della rete assistenziale, bucata sia dalle assenze strutturali che dalla qualità dei servizi.

1 commento:

Unknown ha detto...

L'abbandono di fatto è la mancanza di formazione del personale delegato all'assistenza, offrendo inserimenti selvaggi poco strutturarati destinati all'insuccesso e successivamente alla completa delega alla famiglia.

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