martedì 2 dicembre 2014

La realtà in cifre delle persone disabili

Promemoria per chi parla di diritti "garantiti" alle fasce deboli. Sarebbe bello se questo documento fosse letto per intero e ognuno lo valutasse serenamente con la sua testa. Se parliamo di autismo, in senso stretto, la situazione è ancora peggiore, a partire dalla carenza cronica di strutture residenziali e semi residenziali in cui svolgere un intervento educativo (serio) a misura dei bisogni (speciali) dei nostri figli.

fonte superabile.it
In Italia cronica mancanza di posti letto per i non autosufficienti. Ogni 4 nuovi iscritti al collocamento, solo 1 trova lavoro

ROMA - Il 3 dicembre si celebra la Giornata internazionale delle persone con disabilità. E nell'occasione, il Governo organizza a Roma la conferenza nazionale (ore 9.30, Sala verde di Palazzo Chigi"). Il titolo: "La sfida per l'inclusione: il futuro delle persone con disabilità". E in attesa di capire il "futuro", ecco uno spaccato sul mondo della disabilità in Italia.
Non esiste in Italia una definizione puntuale e omogenea di non autosufficienza. In quest'area rientrano, in generale, coloro che mancano di autonomia per almeno una delle funzioni essenziali della vita quotidiana. Comunemente, quando si parla di non autosufficienza in Italia si fa riferimento a una platea che oscilla tra i 2 e i 4 milioni di persone: una forbice piuttosto ampia.
Disabilità grave. Nel 2011 si parlava di 2.111.424 persone, di cui 580.915 under 65 e 1.530.609 da 65 anni in su.
Nel dettaglio, i dati dell'Istat rispetto all'assistenza: per quanto riguarda i giovani-adulti, circa 260 mila sono "figli", ovvero vivono con uno o entrambi i genitori. Oltre metà di questi (54%) non riceve aiuti dai servizi pubblici né si affida a quelli a pagamento e non può contare sull'aiuto di familiari non conviventi: l'assistenza grava quindi completamente a carico dei familiari conviventi. Solo il 17,6% usufruisce invece di assistenza domiciliare sanitaria o non sanitaria pubblica.
Di questi "figli disabili", circa 86 mila hanno genitori anziani e il 64% è inabile al lavoro. Circa 51 mila disabili gravi giovani e adulti, infine, vivono da soli e circa 10 mila di questi non ricevono alcun tipo di sostegno.
Per quanto riguarda invece gli anziani con gravi disabilità, il 43,5% (580 mila) vivono da soli, il 25,6% con il proprio partner e il 16,8% con i figli. Complessivamente, il 25% usufruisce di assistenza domiciliare pubblica, ma l'8,4% degli anziani disabili gravi riceve solo l'aiuto dei familiari conviventi.
Non autosufficienza, Rsa e assistenza domiciliare. In Italia c'è una cronica mancanza di posti letto per persone non autosufficienti, soprattutto nelle regioni del Sud: circa 240 mila posti letto su 496 mila che secondo un'indagine Auser riferita al 2011 sarebbero necessari.
Il finanziamento alle Rsa (residenze sanitarie assistenziali), strutture non ospedaliere che ospitano a tempo definito o a tempo indeterminato persone non autosufficienti che non possono essere assistite in casa e che necessitano di specifiche cure mediche, è operato in parte dal fondo del Servizio sanitario nazionale, ma una quota è in genere coperta anche dal comune e/o dalla famiglia. Sull'altro versante, il modello dell'assistenza domiciliare risulta ancora marginale nel nostro paese, seppur in lieve crescita: secondo il Rapporto sulla non autosufficienza 2012-2013, tra il 2005 e il 2011 è cresciuta la disponibilità di servizi domiciliari (SAD- servizio di assistenza domiciliare, ADI- assistenza domiciliare integrata). Il tasso di copertura medio della popolazione ultra 65enne è passato dal 2,9% del 2005 al 4,1% del 2010, con una media di 20 ore di assistenza l'anno per utente, ma con differenze significative tra regione e regione.
Disabili e scuola. La presenza di alunni con disabilità all'interno delle scuole italiane è misurata annualmente dall'Istat, insieme ai ministeri del Lavoro e dell'Istruzione. Nell'anno scolastico 2013/2014 gli alunni con disabilità certificata iscritti nelle scuole di ogni ordine e grado erano complessivamente 222 mila. Circa la metà (110 mila) gli insegnanti di sostegno. Dal confronto con i dati relativi agli anni immediatamente precedenti, si rileva un significativo aumento degli alunni con disabilità: erano 215.590 nell'anno scolastico 2011-2012, ovvero oltre il 3% in meno rispetto allo scorso anno.
Il 10% degli alunni disabili frequenta la scuola dell'infanzia, il 38% la scuola primaria, il 29% la scuola secondaria di I grado e il 24% la scuola secondaria di II grado. L'incidenza più elevata di alunni con disabilità si segnala in Trentino Alto Adige (3,3% sul totale degli alunni della regione); Lazio (3,1%) e Abruzzo (3,1%) mentre la Basilicata (1,9%) e la Calabria (2%) sono le regioni con il tasso più basso.
Rispetto alle tipologie di disabilità presentate dagli studenti, la maggioranza (66,7%) ha una disabilità di tipo intellettivo mentre quella motoria è presente nel 4,1% dei casi, quella uditiva nel 2,9% e quella visiva nell'1,7%. In merito ai docenti di sostegno, i dati relativi alla sola scuola statale, indicano la progressiva crescita della dotazione organica in questione, coerentemente con l'aumento degli alunni con disabilità. Sul totale dei docenti, l'organico di sostegno è passato dall'8% dell'anno scolastico 2000/2001 al 13,2% dell'anno scolastico 2012/2013. Rispetto all'anno scolastico precedente l'incremento è stato del 3,2%, a fronte di un rapporto alunni/docente invariato da circa nove anni a questa parte (due alunni con disabilità/un docente di sostegno). I dati dell'Istat parlano invece di 149 mila alunni disabili nell'anno scolastico 2012-2013: circa 84 mila (ne erano 78 mila a.s. 2011-2012) della scuola primaria e 65 mila (ne rano 61 mila) della scuola secondaria di I grado.
Da sottolineare che i numeri forniti dall'Istat differiscono da quelli forniti dal ministero dell'Istruzione per il fatto che l'Istituto nazionale di statistica include nella rilevazione anche le scuole non statali.
Disabilità e lavoro. Secondo i dati del 2012 e 2013, sono quasi 680 mila gli iscritti al collocamento, 18 mila gli avviamenti nell'ultimo anno; fra pubblico e privato ci sono 41 mila posti riservati ancora scoperti. Fra le persone con disabilità sono tanti gli iscritti alle liste di collocamento, pochi gli avviamenti al lavoro legati alla legge 68/99, e quelli che ci sono si basano sempre più su forme contrattuali poco stabili. Colpa anche della crisi economica e occupazionale che investe l'intero paese e che non fa eccezioni per i lavoratori disabili. L'ultima relazione al Parlamento sull'attuazione della legge 68/99 spiega che a causa della crisi aumentano le aziende che chiedono l'esonero o la sospensione temporanea dall'obbligo di assunzione, ma fra pubblico e privato ci sono il 22% dei posti riservati ai disabili che risultano scoperti (41.238 su 186.219 posti di lavoro riservati).
Nel 2013, ogni quattro nuovi disabili che si iscrivono alla lista del collocamento obbligatorio (e che vanno ad aggiungersi ai tanti che già ci sono da tempo), ce n'è solo uno che trova effettivamente un lavoro (in percentuale viene avviato in un anno il 26,9% dei nuovi iscritti). Ma se il termine di paragone sono gli iscritti, il calcolo è ancor più impietoso: un avviamento al lavoro ogni 36 iscritti al collocamento.
Se dal 2007 al 2013 c'è stato un sostanziale dimezzamento degli avviamenti, è anche vero che il dato va contemperato con la situazione generale.
Nel caso degli avviamenti, l'istituto della convenzione (48,7%) e quello della chiamata nominativa (44,8%) sono le modalità più diffuse (la chiamata numerica si ferma al 6,6%), mentre c'è una chiara inversione di tendenza nelle tipologie contrattuali utilizzate, che ora sono a maggioranza a tempo determinato. Nel 2006 le posizioni a tempo indeterminato erano il 51,6% mentre oggi (dato 2013) sono al 35,1%; quelle a tempo determinato invece sono passate dal 30,6% del 2008 al 57,7% di fine 2013.


2 commenti:

Unknown ha detto...

questi dati sono sconfortanti e per far fronte a queste necessità bisogna
pensare a come sostenere le famiglie che subiscono un carico enorme a fronte di un'offerta scarsa di semiresidenziali e residenziali.
Non mi tornano i dati -Rispetto alle tipologie di disabilità presentate dagli studenti, la maggioranza (66,7%) ha una disabilità di tipo intellettivo mentre quella motoria è presente nel 4,1% dei casi, quella uditiva nel 2,9% e quella visiva nell'1,7%.- che farebbero un complessivo di 75,4%? Hanno saltato qualcuno?

Anonimo ha detto...

Probabilmente, Sonia, le alre disabilità non sono state censite. Mi viene in mente questo... Resta il quadro drammatico della condizione dei nostri cari. Mi chiedo davanti alla realtà di una scuola con un rapporto docente/disabile 1 a 2 (se va bene), alla terribile condizione nell'ambito lavorativo, sanitario e dellle strutture (del tutto inadeguate a trattare l'autismo) come possa venire in mente a qualcuno che esistono diritti esigibili. Solo pronunciare questa parola è una bestemmia. Lo Stato dovrebbe vergognarsi.

Fabiana (hai un sito bellissimo, Gianfranco)

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