venerdì 19 dicembre 2014

Autismo, un ragazzo colpisce l’operatore: la cooperativa blocca il servizio

E’ accaduto a Gaeta. Protagonista un bambino di 8 anni, durante il trasporto da casa a scuola. La cooperativa rinuncia a seguire il caso: “Non mettiamo a rischio i nostri operatori”. E il comune propone: “Diamo i soldi alla famiglia, scelga lei chi possa seguire il ragazzo”

fonte redattoresociale.it
Il comune non sa come risolvere il problema: ma, senza rendersene conto, trova una soluzione che potrebbe essere “geniale”. E’ accaduto a Gaeta e potremmo definirlo un caso di “assistenza indiretta per necessità": per necessità, sì, perché il comune non sa a chi affidare quel ragazzo autistico che la cooperativa non intende più seguire, dopo che ha colpito un suo operatore, facendogli male. 
Il colpo è partito, inavvertitamente, durante il trasporto da casa a scuola: dopo quell’episodio, la cooperativa, affidataria del servizio di trasporto scolastico e di due ore giornaliere di assistenza domiciliare, ha deciso di “abbandonare” il caso: troppo difficile, troppo pericoloso. La palla è così ripassata al comune, che però ha ammesso di “non sapere come risolvere il problema, non si trova nessuno in grado di occuparsi del bambino”. Il quale, di conseguenza, da alcuni giorni ha smesso di frequentare la scuola. 
Poi, però, un lampo si acceso, proprio mentre le speranze si spegnevano. Ce lo racconta Enrico Maria Fantaguzzi, che con il gruppo Facebook “Io ho una persona con autismo in famiglia”, ha preso a cuore il caso. “Il comune ha proposto di dare alla famiglia i soldi che fino a quel momento aveva dato alla cooperativa. E abbiamo scoperto che, con quella cifra, la famiglia può fare le mille meraviglie: per esempio, assicurarsi un professionista specializzato forse anche per tutto il pomeriggio”. Ma di che cifra parliamo? “1.200 – 1.300 euro: è questa la somma che la cooperativa percepiva ogni mese. Solo una parte di quei soldi, ovviamente, finiva nelle tasche degli operatori. In questo caso, invece, l’intera quota andrebbe al professionista, che potrebbe contare, praticamente, su uno stipendio fisso di tutto rispetto. E ovviamente provvederebbe anche ad accompagnare e riprendere il bambino a scuola”. 
Certo, non è una grande novità: le famiglie delle persone disabili da tempo ormai chiedono a gran voce che il sostegno pubblico assuma questa forma “indiretta”, per cui i soldi passano dalle casse del comune a quelle della famiglia e, di qui, direttamente agli operatori, senza un passaggio intermedio per la cooperativa di turno. “Non capisco perché ci sia tanta resistenza da parte dei comuni – osserva Fantaguzzi – Solo ora mi rendo conto di quanto si potrebbe guadagnare, in termini economici ma soprattutto di qualità di vita delle famiglie, con una soluzione del genere. Si potrebbe limitare questa forma indiretta alle patologie particolari, come l’autismo, verso le quali le cooperative stesse sono impreparate. Come dimostra il caso del ragazzo di Ischia. In questo modo, le cooperative potrebbero continuare ad occuparsi di ciò per cui sono preparate, lasciando alle famiglie la possibilità di scegliere e di essere protagoniste, laddove i casi sono più particolari e difficili da gestire”. 

1 commento:

Unknown ha detto...


La soluzione di dare denaro alla famiglia per arrangiarsi con gli operatori non mi piace, soprattutto perché la delega completa può diventare un boomerang trasformando la famiglia in un'agenzia riabilitativa. Dà inoltre l'idea che la persona con autismo si accomuna alle persone anziane con badante (ma con aspettative di vita assai diverse) e, infine, non incentiva il lavoro di rete, liberando il Comune dall'impegno di avere o richiedere curriculum operatori con formazione specifica (potrebbero essere anche consigliati dalla famiglia ma assunti dal Comune)
Insomma la politica del Fantaguzzi trasforma le famiglie in un partito dell'autismo simile all'orgoglio autistico, dimenticando che esse devono intrecciarsi nel tessuto sociale se vogliono un vero cambiamento della politica verso questa disabilità.

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