venerdì 19 aprile 2013

Ma i ristoranti non erano strapieni?


«Compriamo oro dentale». È l’ultima frontiera (si fa per dire) del business e della disperazione al tempo della crisi. La scritta è comparsa recentemente nelle vetrine dei «compro oro» torinesi, negozi in cui è possibile vendere anelli, monete, catenine. Acquistano i «piccoli tesori» di cui molte famiglie si stanno disfando per arrancare meno faticosamente a fine mese. Pagano a peso, in contanti, subito: per molti se non è l’ultima spiaggia poco ci manca, difficile dire di no. 

Sui bilancini dei «compro oro» (sono una cinquantina a Torino) da qualche tempo anche capsule e protesi dentali. Funziona. I clienti sono per lo più anziani o provengono dell’Est Europa, vendono il prezioso metallo di vecchi impianti che hanno sostituito con più economici modelli in resina. Altri ancora fanno cassa con la piccola «eredità» lasciata (o magari recuperata) da un parente passato a miglior vita.  
Pochi carati, e altrettanti euro, buoni comunque per pagarci una bolletta, fare il pieno, saldare la rata del frigo in scadenza. In pochi mesi il giro dell’«oro dentale» ha raggiunto, in alcuni negozi, quasi il venti per cento del fatturato. La crisi, insomma, non guarda in faccia a nessuno, figurarsi in bocca. 

1 commento:

Unknown ha detto...

Non sono ancora arrivata a tanto (anche perchè non ne ho) ma di tappe al "compro oro" ne ho già fatte. Altro che eredità sigh!

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