sabato 23 agosto 2014

In Italia il "dopo di noi" è un diritto dal 1934

Contributo di Maria Grazia Breda, portavoce del Coordinamento Sanità ed Assistenza
“Il ‘Dopo di noi’ in Italia è già una realtà. Ed è anche più di questo, è un diritto esigibile; il problema, semmai, è proprio la mancata consapevolezza di questo diritto”. Nel dibattito sul destino delle persone affette da autismo, che nelle ultime settimane è finalmente entrato nell’agenda mediatica nazionale,  arriva da Torino il punto di vista delle associazioni. A portarlo è  Maria Grazia Breda  - presidente della fondazione “Promozione sociale”,  da anni in prima linea nella tutela dei pazienti non autosufficienti e dei loro familiari -  che interviene sulla scia delle recenti dichiarazioni di Gianluca Nicoletti, giornalista e padre di un ragazzo autistico. Presentando il suo ultimo libro, Nicoletti ha espresso forti preoccupazioni sul destino che attende ragazzi come suo figlio Tommy, una volta privi del sostegno genitoriale: “Ho capito – dichiarava lo scrittore qualche giorno addietro - che un autistico non può permettersi che il genitore, che lui ha scelto per il suo sostentamento quotidiano, invecchi, sia infelice, si deprima. A lui poi chi penserebbe?”

A tal proposito, Breda ci tiene a rimarcare che in Italia  “ci sono leggi che garantiscono il “dopo di noi” sin dal Regio decreto 731 del 1934”. “Dal 2002 – continua - sia il “dopo di noi” che il “durante noi”, ovvero le prestazioni di sostegno domiciliare e la frequenza del centro diurno, sono entrati a pieno titolo nei Livelli essenziali di assistenza socio-sanitaria, diritti costituzionalmente garantiti alle persone con disabilità e non autosufficienti, come ha confermato la Corte costituzionale con la sentenza 36/2013”.  Viene dunque da chiedersi da dove arrivi lo scoramento che molti familiari hanno espresso nelle ultime settimane, in seguito alla vicenda del ragazzo autistico allontanato da un albergo di Milano Marittima. “Il senso di frustrazione è legittimo - prosegue Breda – e arriva dai ripetuti tentativi compiuti da parte degli organi statali per sottrarsi ai propri obblighi. Resta però il fatto che questi obblighi esistono, ed è nostro dovere farli rispettare. E’ sbagliato affermare che non ci sia nessuno che provvede, perché lo Stato c’è e Asl e Comuni sono obbligati a intervenire a fronte di una richiesta inoltrata secondo i termini di legge.”
L'intero articolo è visualizzabile su gfrvitale.altervista.org alla sezione "Autismo IN"

1 commento:

Unknown ha detto...

Caro Gianfranco, è vero che i diritti sono esigibili, ma purtroppo la realtà è assai distante da quanto la legislazione prevede.
Spesso leggendo la legge quadro 104 mi sono chiesta come mai i l'inserimento a scuola di persone con disabilità risulta così traumatico per molte famiglie, se la la legge prevede programma educativo individualizzato, massimo raccordo delle istituzioni, formazione ad hoc, consulenza esterna se richiesta dai familiari....in effetti tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. A trenta anni dalle varie leggi sull'integrazione scolastica vorrei sapere dove è finito il bagaglio dei saperi accumulati in questi anni....mi risulta che pochissime scuole hanno nel Piano di Offerta Formativa qualche offerta per la disabilità...eppure queste indicazioni darebbero ai genitori l possibilità di scegliere gli inserimenti migliori nelle scuole che hanno a disposizione un bagaglio di esperienza. Dietro la bandiera dell'integrazione si nasconde un occultamento dei veri problemi della mancanza di flessibilità per una formazione specifica e una valorizzazione delle competenze. Sembra che dedicare spazi e specificità alla disabilità sia sinonimo di emarginazione e ghettizzazione...semmai sarà il contrario. Per la vita da adulti poi le prospettive sono ancora più buie

Posta un commento