lunedì 28 luglio 2014

CENTRO ESTIVO? A Roma si può... E a Torino?

Trovare un centro estivo per Francesco era un’impresa: costi altissimi, gruppi di 10 ragazzi autistici strutturati malissimo. Era un colpo al cuore vederli! Allora ci siamo detti: inventiamolo noi, il centro estivo che sogniamo. E dal 7 giugno, eccolo qui!”. 
Alessandro Carrella vive a Roma, quartiere Massimina, con la moglie e  due figli, Roberto e Francesco, che ha 8 anni e un disturbo dello spettro autistico. “Conosciamo bene i problemi che questa disabilità comporta, soprattutto in termini di integrazione. Così, nel 2013, abbiamo dato vita, insieme ad alcuni amici e operatori, alla cooperativa ‘Mio fratello è figlio unico’. Il nome ce lo ha suggerito l’altro mio figlio, Roberto, che un giorno, mentre lo invitavamo a giocare un po’ con Francesco, ci ha risposto: ‘papà, ma con Francesco è difficile, io mi sento un po’ figlio unico’. E così, è nata la cooperativa. Durante l’anno, offriamo supporto ai ragazzi e alle famiglie, a scuola ma anche fuori. L’estate, però, il problema si ripropone sempre: inserire i nostri figli nei centri estivi comunali è difficilissimo, ma quelli specializzati per loro sono molto cari. E poi non sono ‘integrati’ come vorremmo. Così, ci siamo rimboccati le maniche: dal 7 giugno, i locali della nostra cooperativa si sono trasformati in centro estivo, aperto a ragazzi disabili e non”.

Il centro ospita ogni giorno 6 o 7 ragazzi con diverse disabilità, di cui 3 o 4 autistici, oltre a 20 bambini non disabili a rotazione, che usufruiscono dello stesso servizio. “Stiamo cercando di creare sul territorio quell’integrazione che abbiamo in mente e che è difficile trovare. Ci sono giorni in cui abbiamo 30 bambini, altri in cui sono di meno. Per quelli con disabilità abbiamo operatori specializzati, affiancati da volontari. Giorno dopo giorno, vediamo che i bambini smettono di avere paura della disabilità dei loro compagni disabili: è un’impresa non semplice, ma nemmeno impossibile. Il successo, poi, supera le nostre aspettative: pensavamo di restare aperti fino al 15 luglio, ma vista l’affluenza il centro funzionerà tutta l’estate”. I costi, poi, sono “popolari”, almeno rispetto alla media: “Mentre gli altri centri chiedono almeno 70-80 euro a settimana, noi ne chiediamo 30 per la mezza giornata e 45 per la giornata intera. L’assistenza specialistica però si paga a parte: 20 euro a settimana, una cifra incredibilmente bassa rispetto alle richieste che queste famiglie sono abituate a ricevere. Possiamo tenere i prezzi così contenuti perché non abbiamo scopo di lucro: gli operatori ricevono il loro compenso, ma alcuni rinunciano perfino al rimborso spese, per sostenere la causa in cui tutti crediamo: l’integrazione realizzata nel quotidiano”.

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