venerdì 12 luglio 2013

RECENSIONE

Ricevo e pubblico volentieri, ringraziando sinceramente l'Autore.

Gianfranco Vitale, Mio figlio è autistico. Storia di una vita negata. Vannini Editoria Scientifica, Gussago (Bs), 2013, pp. 179, € 20.
Un altro libro sull’autismo. Scritto da un genitore. Un’altra testimonianza di vite sofferte.
Questo libro è qualcosa di diverso, di più. La testimonianza c’è, ed è forte e sovente prende allo stomaco, ma l’Autore, che sulla sua esperienza di padre separato che si trova a dover gestire, quasi sempre in solitudine, il carico di un figlio autistico che cresce, e da ragazzo diventa adulto, ha già scritto, ci offre anche e soprattutto uno strumento di riflessione sulle barriere che si alzano non solo attorno alla persona affetta dalla sindrome ma anche a chi se ne occupa e vorrebbe garantire, a lui e a sé stesso, una vita dignitosa e magari qualche momento di serenità. Una testimonianza asciutta e dura, ma molto lucida e fondata.

Il tema centrale è quello di cosa si fa per gli autistici adulti, e della conseguente risposta che in molti casi si da’, drammaticamente significativa: l’istituzionalizzazione.
La scelta di accettare che il proprio figlio, non più bambino o adolescente, passi buona parte della sua vita in una struttura (che nome, dal suono tecnico ma gelido) è sovente obbligata, quando la famiglia, in molti casi indebolita dalla tensioni e incomprensioni che affrontare un dramma di queste dimensioni comporta, non ne regge il peso. Ma questa scelta è anche, sovente, accompagnata da un inziale senso di fiducia verso le istituzioni, che dovrebbero (potrebbero?) farsi carico di ciò che per i singoli è troppo difficile: progettare un percorso non solo di contenimento e si potrebbe dire guardiania, ma anche educativo, che consenta una crescita della persona autistica a partire dai suoi limiti, che sono biologici ma sono anche segnati dalle relazioni, positive o negative, con gli altri umani.
Invece spesso succede che queste speranze siano frustrate, e che ad esse subentri la disperazione o la passiva rassegnazione.
Vitale analizza, a partire dal proprio vissuto, i limiti dell’approccio delle comunità residenziali, troppo spesso vincolate alla scarsità di mezzi e risorse, al di là della buona volontà dei singoli operatori. Mette però in chiaro come non sia tutto scontato, e che in molti casi manchi anche la volontà di fare quello che si potrebbe. Uno dei nodi affrontati dal libro è la generale carenza di piani abilitativi razionali e organici: la difficoltà di educatori e medici a confrontarsi e a costruire un progetto comune; il rinchiudersi di ciascuno nel proprio ruolo e nel proprio specialismo, come se il problema fosse semplicemente tecnico, e non ci fosse in ballo il futuro di un essere umano. L’approccio farmacologico, assolutamente necessario, non tiene in molti casi conto delle reazioni della persona, del contesto in cui vive, della necessità di monitoraggio e adattamento continui. La disponibilità di una notevole e continuamente crescente mole di conoscenze scientifiche non si traduce in migliore capacità di intervento, anche con approcci specifici alle varie forme che assume quello che viene definito lo “spettro dei disordini autistici”. E così il genitore si trova sovente di fronte ad un dialogo fra sordi, ad una sequela di atti burocratici, di decisioni prese senza sufficiente informazione su chi le deve subire, e senza quella comunicazione con genitori e operatori che potrebbe fornire strumenti di intervento meno violenti e devastanti.
E la risposta è spesso simmetrica: il libro parla, con grande sofferenza e lucidità, della violenza che la persona autistica può esercitare su di sé e su chi gli sta intorno, quando non vede via d’uscita alla propria infelicità. Perché questo avviene? Perché un padre deve portare a lungo, forse per sempre, i segni di queste crisi? E’ tutto inevitabile e la soluzione sta solo nella sedazione?
Vitale/Virglio ci accompagna in un viaggio nei vari gironi di quell'inferno che si chiama autismo. Non ci fa prendere scorciatoie, né propone miracolose soluzioni. Prova a proporre e riproporre, caparbiamente, quel qualcosa in più che si potrebbe fare, quell'attenzione che sovente manca. Non è un libro facile, ma molto, molto utile.


Davide *

* Davide Lovisolo
Professor of Physiology

University of Torino
NIS Centre of Excellence
Neuroscience Institute of Torino
Department of Life Sciences and Systems Biology
via Accademia Albertina 13
10123 Torino Italy

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Un'ottima recensione, un invito indeclinabile alla lettura che avrà sicuramente presa su molti che da potenziali diventeranno effettivi lettori. La recensione di chi sa coniugare magistralmente competenze scientifiche a cultura letteraria e comprensione dei punti nodali di un testo.
Adelaide Gallo




Anonimo ha detto...

Recensione impeccabile per un libro bellissimo. Giacomo da Lucca

Anonimo ha detto...

Condividiamo il giudizio, a sua volta puntuale, della signora Adelaide: Massimo e Antonella, provincia di Imperia

Anonimo ha detto...

Il 17 noi ci saremo: Giulio, Fabrizio e Stefania.

Posta un commento