mercoledì 15 maggio 2013

YES BABY, WE’RE SINGING IN THE RAIN


Stamattina ho ricevuto (del tutto immeritatamente)  questa dedica. Sono onorato e ringrazio di cuore anche a nome di Gabriele. 

C’è quel freddo vigliacco, stasera,
come una bava di cristallo: un’assenza di parole
condite di sale. Un non dire
che urla come il silenzio del cielo.
«Il nord non segna alcunchè,
è soltanto uno dei tanti luoghi ch’esistono»
come apparenza di tempo, misura.
L’equilibrio dei baci si scioglie
come un acquerello intriso
di troppa acqua, di troppo aceto.

«Il quadrato costruito sui sogni
è la somma d’angoli divergenti»
non sempre acuti, spesso ottusi:
come la nebbia nei campi a maggese
o la confusione dei viaggi.
«Hai voglia di parlare d’amore, Mariù»,
qui l’onda è feroce, con un latrato di cane
o il sorriso sbiancato d’un ballerino di tango.
E’ gioco di caviglie strette e di morsi
quella voglia d’andare.

«Yes, baby, we’re singing in the rain»
facendo attenzione al raffreddore:
i cortili di maggio hanno girandole di fiori
ed imprecisi raccordi di cuore;
l’orizzonte si alza, per impercettibile gioco
di gravità. La notte cede improvvisa
alla violenza innocente del sole.

«Capitano, mon capitain, la nave ancora
cede alla deriva del cielo… »
E tu nostromo, lasciala andare, perdio!
Da qualche parte, infine, ci perderemo.

(dedicata)



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