lunedì 11 marzo 2013

Viva la libertà


Oggi sono andato a vedere "Viva la libertà". Torno adesso a casa e provo a mettere giù alcune impressioni che ho tratto dalla visione di questo film, di cui consiglio vivamente la visione.
Personaggio centrale è Enrico Oliveri (Toni Servillo), segretario del principale partito di opposizione (il riferimento al PD mi è parso evidente) che entra in depressione dopo l’ennesimo sondaggio negativo. La competizione elettorale è alle porte ma lui, sfiduciato e smarrito, preferisce fuggire. Nel comitato elettorale è il panico: il portavoce Bottini (un magnifico Valerio Mastandrea), mentre si interroga sulle possibili piste da seguire, rintraccia il fratello gemello, Giovanni Ernani (di nuovo Servillo), un filosofo dimesso da poco da una clinica psichiatrica. 
A questo punto il film si sdoppia e racconta due storie: quella del politico, scappato a Parigi da un’ex fiamma, e quella del filosofo che a Roma prende il posto del gemello. L’impostore piace immediatamente: tra un componimento di Brecht (con cui incoraggia gli italiani a ricominciare dalle proprie forze: “Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua”) e massime di buona coscienza, interpreta il ruolo così bene da restituire la speranza a un elettorato fin lì deluso e smarrito. I consensi risalgono rapidamente fino a sfiorare il 66 per cento. Poi...
Ispirato al libro di Andò Il trono vuoto” (Ed. Bompiani,), "W la libertà" incanta grazie principalmente a due qualità, passione e leggerezza, che si fondono perfettamente in una storia che sa di favola. Bravissimi - come detto - tutti gli attori. A cominciare da un monumentale Servillo, continuando per Mastandrea e per le attrici del cast. Indimenticabile la scena con Angela Merkel che balla il tango scalza. 
Alla fine del film l’impressione è che (però) il sogno di una sinistra, con ritrovate sembianze umane, più che di speranza sappia di utopia.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Un pò come "Oltre il giardino" con Peter Sellers
favola gentile, ma pungente satira sulla politica e società contemporanee.

Anonimo ha detto...

In effetti uno dei filoni di "Oltre il giardino" è la capacità del potere mediatico di imporre improvvisamente personaggi venuti dal nulla e dalla fragile consistenza (un po' come il gemello dimesso dalla clinica psichiatrica, in "Viva la libertà")... Il film che citi è il penultimo di Peter Sellers, che morirà l'anno dopo. Gli valse anche una candidatura al Premio Oscar. Ciao, Alex

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