martedì 19 aprile 2016

La forza dello sport sconfigge autismo e disabilità

19 Aprile, fonte affaritaliani.it

C'è una nuova speranza per i genitori di bambini autistici, che ogni giorno combattono una vera e propria battaglia per garantire ai propri figli una vita della migliore qualità possibile.
A dare un aiuto concreto a tante famiglie italiane (i pazienti sono tra i 350.000 e i 500.000) c'è uno strumento particolare: lo sport.
Il suo valore come strumento di inclusione sociale è un tema sul quale sono tornato più volte, sia in questa rubrica su Affari Italiani, sia nel corso della mia attività professionale e politica degli ultimi anni. Solitamente, però, se ne parla in termini socio-pedagogici, mentre in questo caso impareremo a riconoscerlo come strumento di enorme utilità anche in campo medico.
Va detto che l'autismo è un campo d'azione estremamente delicato, perché racchiude al suo interno una serie di anomalie del comportamento molto diverse di caso in caso e soprattutto perché non è ancora chiaro se a causare il disturbo siano ragioni organiche, psicologiche o la loro contemporanea sussistenza. Avrete certamente sentito parlare delle polemiche rispetto ai vaccini, che alcuni accusano di essere causa di questa malattia, ma in passato si sosteneva addirittura che l'autismo derivasse dalla colpa di quelle madri che non avevano desiderato a sufficienza il figlio durante la gravidanza!
Insomma, siamo ancora molto indietro sul piano della conoscenza e per questo è importante avere il coraggio di sperimentare nuove vie, caratteristica che di certo non manca a Massimo Magnocavallo.
Rappresentante farmaceutico per professione e triatleta per diletto, qualche anno fa Massimo si è trovato di fronte al problema dell'autismo per puro caso. Il figlio di un suo amico, incuriosito dalle sue imprese sportive, gli ha chiesto di poterlo accompagnare. Già quella richiesta rappresentava un positivo segnale di apertura verso il mondo esterno, perché gli autistici tendono ad evitare il cambiamento e a temere gli stimoli, ma ancora più stupefacente è stata la capacità del ragazzo di adattarsi ai ritmi di allenamento e di performance, sui quali Massimo non ha fatto sconti.
Visto il successo ottenuto, questo suo metodo empirico è stato applicato in altri casi, tra cui quello, decisamente strabiliante, di un ragazzo nato con evidenti limiti di deambulazione e che in poco tempo ha imparato a nuotare ed ha persino attraversato il Lago di Como. Scoperto questo suo talento, Massimo lo ha messo al servizio di alcune cooperative sociali specializzate in disabilità, usando lo sport come complemento dei percorsi dei loro utenti ed in molti casi accelerandone i progressi.
La naturale evoluzione del suo percorso è stata la fondazione di una sua associazione, “I Supersportivi”, nata lo scorso luglio. Il suo approccio consiste nell'affiancare le persone in un rapporto uno a uno, guidandole verso il gesto sportivo in un percorso di imitazione che, gradualmente, viene esteso nel tempo e nel livello di difficoltà.
Quando il soggetto è pronto, viene inserito nell'attività sportiva di gruppo insieme a persone normodotate, con il supporto di Massimo come facilitatore, ma in un vero e proprio faccia a faccia con il mondo esterno, che già rappresenta il primo passo verso una via d'uscita dalla propria condizione, almeno per una parte della giornata.
Nicolas, 13 anni, è passato da “I Supersportivi” ad un'attività con la federazione di ciclismo, che proprio per lui ha istituito una categoria speciale. Altri ragazzi fanno nuoto, canoa o arrampicate in montagna. A proposito di molti di loro i genitori riferiscono di progressi commoventi, persino superiori rispetto a quelli ottenuti in anni di terapie “tradizionali”.
Quando ho conosciuto Massimo, abbiamo discusso a lungo di come il suo particolare dono di sapersi relazionare con questi soggetti dovesse essere incanalato in un contesto di ricerca, per comprenderlo fino in fondo e quindi renderlo riproducibile. Per aiutare queste persone e le loro famiglie non servono“stregoni”, bensì un metodo che possa essere compreso e riprodotto, secondo i dettami scientifici.
D'altra parte, soprattutto per le scarse conoscenze che ancora oggi abbiamo in tema di autismo, è ancora il fattore umano a fare la differenza. E' proprio il particolare carisma di Massimo a fare da catalizzatore in un processo di apertura che spinge questi ragazzi verso traguardi precedentemente insperati, verso una condizione nella quale “l'altro” non è più una terribile minaccia dalla quale nascondersi, ma un compagno di squadra o un avversario. In ogni caso, qualcuno con cui interagire.
Mi fa molto piacere che diversi psicoterapeuti ed esperti del settore stiano collaborando con l'associazione “I Supersportivi”, oltretutto diventata sede di tirocinio e stage per gli studenti di Scienze Motorie della Statale.
Questi studiosi stanno osservando il lavoro di Massimo, traendone spunti di ricerca che potrebbero aiutare a comprendere meglio l'autismo ed il modo di trattarlo. Sul sito isupersportivi.org sono state pubblicate alcune teorie interessanti, come quella che ipotizza che il disturbo possa essere correlato ad una disfunzione dei “neuroni specchio”, quelli che entrano in funzione quando un individuo svolge un’azione specifica oppure quando osserva un altro individuo compiere quest’azione.
Ovviamente l'autismo è il campo di ricerca più affascinante, ma l'associazione si occupa anche di emiplegici e di soggetti con altri tipi di disabilità fisiche. In tutti questi casi, lo sport li aiuta a compiere dei passi che sembravano del tutto incompatibili con le loro condizioni.
Spesso non se ne capisce il perché, ma si osservano questi fenomeni come realtà tanto indiscutibili quanto stupefacenti. Il mio auspicio è che le istituzioni facciano del loro meglio per comprendere a fondo questi strumenti, mettendoli a disposizione di tutti coloro che ne hanno bisogno. Perché lo sport può davvero cambiare la vita. A tutti.

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