giovedì 23 gennaio 2014

RACCONTO BREVE (... il titolo, naturalmente, è dell'Autore. Ma efficacissimo)

http://www.poesieracconti.it/racconti/opera-13623

Andrea lo scemo

Andrea ha sedici anni -quasi diciassette- no perché è bene sottolineare questo dettaglio che tanto dettaglio non è, anzi, fa proprio la differenza. Vuoi mettere uno del '97 con quegli sfigati del '98? Per carità... che orrore! Frequenta l'istituto superiore Giacomo Leopardi - indirizzo artistico.
Andrea è alto, almeno un metro e ottanta - e massiccio, forse supera gli ottanta chili, ha dei capelli biondi come il grano, e due occhioni chiari tendenti al celeste. Pare la gigantografia de 'Il Piccolo Principe'. Andrea tutto questo non lo sa perché è nato con una forma di autismo piuttosto accentuato. Che se la sorte non gli fosse stata così avversa, sarebbe diventato sicuramente il più figo dell'istituto, quello che 'limonava' più di tutti, sarebbe stato perfino invidiato dai suoi compagni e a volte pure odiato, tant'è bello. Ma Andrea questo non lo sa.
Tra i suoi compagni (?) si sono formate delle strane coalizioni, dico strane, perché per essere nel terzo millennio, sono davvero strane e incomprensibili. C'è il gruppo che lo ignora, perché ignorare è meglio che affrontare. Mette meno paura.
C'è chi lo chiama 'quello scemo', c'è chi lo sopporta e basta. Lo chiamano 'quello scemo' perché, come gran parte delle persone autistiche, apre e chiude in continuazione le porte delle classi, dei bagni, delle bidellerie. Oltre a questo Andrea non parla, gesticola appena, o meglio 'mugula qualcosa'.
Eppure, a un occhio più sensibile, Andrea non è così incomprensibile. Manifesta gioia e fastidio, eccome se li manifesta! Quando qualcosa e soprattutto quando qualcuno non gli è gradito, incrocia le mani sopra la testa in una posizione che sa di 'chiusura'. Significa 'non mi piaci, non mi sei simpatico'. Le persone autistiche hanno questa grande libertà di fregarsene delle etichette, degli atteggiamenti filosofici del 'facciamo finta che...'. Per Andrea esiste il sì o il no: non ci sono 'nì'. Conseguentemente risultano essere, a modo loro, le persone più schiette e sincere che possano esistere. Passa l'anno scolastico così Andrea, girando tra le classi : apri-chiudi, chiudi-apri e a volte pretende caparbiamente di aprire la porta di un bagno occupato perché prima di richiuderla, Andrea deve controllare dentro. Quando le educatrici provano a spiegargli che 'non si può perché è occupato' Andrea aggrotta le ciglia e lancia un grido di disapprovazione.
Ad ogni inizio dell'anno scolastico, le nuove reclute lo guardano smarrite, con l'I-PHONE in mano, poi si guardano tra loro e dicono 'ma chi è quello scemo?'.
Al suono della campanella Andrea corre, anzi si catapulta nel piazzale dell'istituto, con un sorriso da cento carati, perché sa che là c'è la sua mamma che lo aspetta. Getta in terra lo zaino, controllo apertura-chiusura di tutti gli sportelli dell'auto, poi posizionamento sul sedile anteriore e via a casa. Andrea è felice.
Ma ancor più felice lo rende la vista di Matilde. Matilde è una '97, molto graziosa, ma non più graziosa di molte altre sue coetanee. Frequenta lo stesso istituto ma con indirizzo socio-sanitario. Lei ha qualcosa di speciale e di prezioso : si relaziona, da sempre, con i 'diversamente abili' (? Li vogliamo chiamare così?) per una dote naturale che sta affinando con gli studi. Non fa niente di particolare, ma ha quel fluido speciale che passa dal cuore agli occhi e che probabilmente arriva diretto a certe persone, forse, anzi sicuramente molto prima a loro che ai 'normali'. Ed è stato così che Andrea un giorno, dopo essersi catapultato nel piazzale, aver sbattuto lo zaino per terra, aver fatto per iniziare il giro di apertura-chiusura sportelli, l'ha vista là, con il suo zaino celeste della Sweet Years, i capelli raccolti ordinatamente in una coda di cavallo, i jeans e una t-shirt : la faccia pulita da vera '97. È stato così che Andrea lo scemo ha ritenuto opportuno che sì, per un giorno l'ispezione poteva anche saltare, era più importante correre a perdifiato, raggiungerla, mugugnare gargarismi di felicità, abbracciarla forte forte, stretta stretta, soffocandola con i suoi oltre ottanta chili. Matilde esisteva anche fuori dell'istituto, non era solo quella presenza che vedeva all'intervallo intenta a ridere coi suoi compagni. Ora era sola ed era sua in quello splendido abbraccio.

È stato così che sua madre, dopo lo spavento iniziale per il dietro-front di Andrea, ha guardato la scena e non ha potuto frenare due lacrime calde. Matilde gli ha sorriso, ha risposto all'abbraccio, benché si sentisse quasi soffocare, gli ha dato delle piccole pacche sulla schiena "Andry, Andry...".
E forse ogni sera, mentre i '97 si cambiano messaggi insignificanti su Whatsapp, mentre ascoltano la musica dei Modà, mentre pensano a quanto sono sfigati a non avere l'I-PHONE5 ma solo il 4, ecco, forse ogni sera Andrea lo scemo trema e mugugna gargarismi di felicità pensando che domani, a scuola, potrà stringere ancora Matilde. Lui non sa che cos'è ma quello stringerla lo riempie di gioia. Lui non lo sa che è amore.

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